Ultima modifica 15 Luglio 2019
Ho letto in giro sul web una bella “lettera aperta” (che poi lettera aperta non è, come dice l’autore) sulla questione che ormai sta serpeggiando da giorni nel mondo della scuola. E’ piena di rabbia, forse stanchezza, ma anche di tantissime verità.
Per chi volesse leggerla interamente la trovate qui e l’autore si rivolge direttamente a noi genitori. Si chiama “La scuola rubata”.
La causa scatenante è la “famigerata” proposta del sottosegretario Reggi che tra conferme e smentite ha scatenato una bufera parlando dell’aumento del lavoro degli insegnanti fino a 36 ore, di scuole aperte di pomeriggio e d’estate e fino alle 22.00 di sera e (cosa di cui su parla di meno) della riduzione di un anno del ciclo dell’istruzione superiore e dell’eliminazione delle supplenze brevi per i precari.
Non è mia pratica di discutere di qualcosa che ancora non c’è perché sarebbero parole premature, mi riservo di aspettare la metà di luglio (data in cui verrà presentata al Governo la bozza con la proposta di legge) per sapere cosa ci aspetterà a settembre e poi eventualmente commentare (e protestare!) ma non posso fare altre che rilevare che, se queste riforme si fanno e si pensano, che la scuola e la categoria degli insegnanti è vista male e considerata … peggio.
Queste “proposte” puntualmente si elaborano d’estate. Quando tutti sono in ferie e la scuola è chiusa. Non mi sembra corretto fare delle riforme (e di tale portata!) quando il corpo docente e tutti coloro che gravitano nella scuola sono in ferie. Non mi sembra corretto che a settembre ci si propini la solita riforma su cui bisogna rimboccarsi e lavorare. No, non è corretto.
Secondo punto: Ancora l’estate … quando i genitori lavorano e faticano a lasciare i figli a giugno e luglio. E gli insegnanti sono in ferie,guarda caso. La gente è rabbiosa e guarda del nostro lavoro, purtroppo, solo le vacanze estive.
Certo: fa gola una scuola aperta d’estate addirittura fino alle 22.00 di sera, lo ammetto, in certe giornate farebbe comodo anche a me. Ma non dimentichiamoci di non confondere la parola “educazione” con “parcheggio”.
Ma quale performances potrebbe garantire un insegnante all’ottava ora di lavoro? Con il cervello che fuma che ti fa dire anche una parola per un’altra? Con insegnanti di scuola materna ultrasessantenni perché la pensione è un miraggio. Con i bambini stanchi di stare una giornata intera a scuola in strutture che poi neanche sono adeguate, specialmente per il caldo estivo.
Potremmo garantire semplice e mediocre sorveglianza dei bambini che giocano da soli, senza alcuna regola perché dopo tante ore di lavoro dove il cervello è costantemente impegnato non credo che si possa umanamente fare di più.
Ma serve davvero questo alla scuola italiana? E ai genitori? Ma soprattutto, ai bambini?
Perché la scuola è,come dice qualcuno, un “ammortizzatore sociale” e non un luogo dove finalmente investire, dove riportare la cultura, la serietà e la severità e cancellare i “debiti formativi” che si sanano con il minimo sforzo, le insufficienze che passano magicamente da 4 a 6, l’impossibilità di bocciare perché poi tutto viene annullato dal TAR …
Queste sono le mie riflessioni estive. Ora aspettiamo settembre per vedere ciò che accadrà.