Ultima modifica 17 Giugno 2023

E’ tanto il tuttosubito, quanto il tuttofacile che ci frega.

Qualcosa di facile lo andiamo a cercare ogni giorno, perché ne abbiamo bisogno.
Ma i nostri figli avrebbero più bisogno di capire la parte di vita che ci lavoriamo duro, più che la facilità di un acquisto on line.

Bisogna tornare a fare le cose con sforzo. A scuola come a casa.

Ascoltando Franco Lorenzoni in un’intervista (se la ascoltate fino in fondo), troverete una frase che nella sua semplicità colpisce, proprio perché detta da un grande maestro come lui. Uno di quelli che i bambini li sente in ogni loro esigenza e li fa crescere nella conoscenza a tutto tondo.

Bisogna tornare a fare le cose con sforzo, perché le cose più belle della vita noi le facciamo con sforzo“.

E ciò non vuol dire sotto coercizione, ma spinti da una motivazione personale grazie alla quale si lavora duro per raggiungere un obiettivo.
Non è la pagina Nostalgicamente noi degli anni ’50.
E’ che la soddisfazione viene dalle cose conquistate.
Ma potremmo anche non riuscire.

Sì, non possiamo mica illudere i bambini che possano sempre arrivare dove vogliono, pur sforzandosi e lottando!  Ogni bambino conosce e testa i suoi limiti e non gli si può dire “se vuoi puoi fare tutto”…no.

Però “se vuoi riuscire, provaci con tutto l’impegno”, questo sì.

Quarant’anni fa mia mamma non conosceva la parola “resilienza”, ma il suo sguardo fulminante quando volevo lasciar perdere ancora prima di provare (soprattutto cose di scuola), mi fa pensare che ne conoscesse perfettamente il significato.

Oggi invece i bambini sono preda di distrazione e pigrizia…
no, non la loro, la nostra.

Si parla tanto di resilienza: accetto di sbagliare, ma, se capita, capisco che è solo uno stop da cui ripartire.

Sforzo e resilienza.Sforzo e resilienza.

Per entrambe serve la vigile presenza che non permette di mollare (non la distrazione) e il buon senso che incoraggia (non la pigrizia educativa).
Sì, a scuola è professione, ma anche a casa devono esserci.
Ma lo vogliamo capire o no che i bambini non si inventano nulla?
Il pensiero che crescano da soli come una spiga di grano (poeticissimo) lo dobbiamo tristemente abbandonare.

C’è un equilibrio difficile, ogni giorno in continua ricerca; il “lavoro” più complicato, ma non si guadagna in soldi: si guadagna in futuro.
Cioè, lo abbiamo ben visto che mondo li aspetta. E ci spaventiamo soltanto? Oppure facciamo qualcosa di serio?
E lo dico da mamma e da insegnante.
Come possiamo aiutare i nostri bambini ad essere meno fragili, come possiamo “intostare” il loro carattere?
Ecco il punto.

A sforzo e resilienza manca il terzo termine: il tempo.

Ricettona ona ona?

Vi faccio un esempio: a 7 anni.
14+25 per Sara è un calcolo a mente da 5 secondi.
14+25 per Benedetta è un calcolo a mente da “aspettami che io ci arrivo”.
Scusate, ma il minuto di Benedetta io lo aspetto.
E gli altri 23 bambini aspettano con me.
bambini resilienza

In quel minuto c’è un’invisibile catena di sforzo e resilienza nella testa e nell’anima, che emerge dal rossore delle guance, dagli occhi che si socchiudono, dalle mani che aprono e chiudono numeri.

Sbaglia, ma riprova.

Aspetto perché non è cattiveria ma occasione.
E gli altri, anche Sara, assistono allo sforzo, lo vedono e lo toccano con mano.
E io aspetto che Benedetta dica quel 39, accidenti, perché è così che si costruisce fiducia in sé, coscienza dello sforzo, consapevolezza dei propri limiti, possibilità di superarli.
Ora, non c’è bisogno che spieghi oltre “quel tempo”, né quanto sia servito a dire un 39.
Gli occhi di Benedetta hanno detto tutto.

Spalmate questo esempio su:
“Allacciati le scarpe”
“Telefona alla nonna da solo”
“Ripassa gli esercizi di chitarra”
“Prova a studiare da sola questa pagina”
Il pianto e le litigate sono comprese nel prezzo. Pure le porte sbattute, IVA compresa.
Ma se diamo tempo e incoraggiamento potremmo persino risparmiare i soldi per il manuale sulla resilienza.
Tanto hai voglia a leggere, se non ci mettiamo sforzo non c’è nulla da fare; quello che dice il maestro Lorenzoni vale per noi adulti in primis.
Lo sforzo è una catena educativa che, se parte, basta da sé. Ma senza tempo…

Volevo fare l’archeologa… invece sono moglie, mamma, sorella e maestra e per me è più che sufficiente, anzi, ottimo. Sono una donna “orgogliosamente media”, ma decisamente realizzata, che non si annoia neanche un po’…

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