Ultima modifica 20 Giugno 2019
Un’alunna lancia una bottiglietta d’acqua ad una docente che giustamente scrive una nota sul diario ai genitori. Notizie come questa, ne leggiamo diverse e troppo spesso, anche più complesse.
La mamma risponde con una “contronota” in cui dubitava dell’accaduto in favore del comportamento sempre irreprensibile della figlia.
La notizia sembra davvero surreale, eppure è realmente accaduta.
Non basta andare troppo lontani nel tempo per ricordarci che solo qualche decennio fa bastava andare a casa con una nota per avere “il resto” da parte dei genitori: la scuola aveva ragione a prescindere.
L’alunno trovava un muro educativo talvolta troppo forte, ma che sicuramente dava importanza alle istituzioni e ai punti di riferimento.
Ora non sempre è così. Anche se la maggioranza dei genitori sono collaborativi e rispettosi di fronte all’istituzione scolastica e ai docenti, molti si pongono invece in una situazione di conflitto. Lo sbaglio del proprio figlio è visto come un proprio sbaglio e non dimentichiamoci che nella nostra società tutti abbiamo sempre ragione.
Riprendere il proprio figlio non è accettabile, non si può. Perché i figli sono l’immagine di noi stessi e noi dobbiamo difenderli e difenderla, ad ogni costo, anche quello educativo.
Questo è il senso della “contronota”.
In questo caso se ne era parlato molto, perché la cosa accaduta sembra surreale e delirante, eppure la contronota è capitata anche a me.
Anzi, credo che di storie così, gli insegnanti ne abbiano da raccontare.
Dobbiamo dimostrare di essere capaci di insegnare, ma anche di educare e talvolta questo neanche basta, perchè molti genitori sono solo interessati ai bei risultati e, se questi non avvengono, è chiaramente colpa dell’insegnante.
A me nello specifico è capitato di ricevere una contronota da parte di un nonno (sì, avete letto bene…e questo la dice lunga sulle dinamiche familiari) che rispondeva alla mia nota messa al nipote sul fatto di non aver svolto i compiti assegnati.
I compiti dovevano essere svolti per il lunedì (ma assegnati di venerdì) ed il nonno, che si vantava di essere stato un avvocato esperto, mi presentava una norma (del 1969 se non erro…gulp) in cui si dichiarava il diritto al tempo libero dei bambini nonché vari accenni alle Carte Internazionali dei Diritti dei bambini.
Insomma: ero in torto io ad assegnare dei compiti perché non avevo permesso al nipote di godere del week end in famiglia e della presenza dello zio venuto dall’estero proprio in quei giorni!
Giuro… è tutto vero.
E cosa ho fatto io?
Semplice.
Ho riscritto una contro nota.
Dichiaravo che mi reputavo libera di assegnare compiti nel momento in cui pensavo fosse più opportuno poiché rientrava nella mia libertà di insegnamento sovrana sopra ad ogni legge.
Però è triste.
E’ triste fare un braccio di ferro fra scuola e famiglia.
Ma è triste soprattutto lasciare i bambini ed i ragazzi senza punti di riferimento e senza un progetto educativo condiviso.
che tristezza assurda. insegnanti che non possono più esser liberi di insegnare. genitori (e nonni) che hanno completamente perso le redini della situazione e si lasciano dominare dai propri figli.
Non mi ci racapezzo più.
Anche se non è sempre così,è una realtà molto diffusa e triste,cara Renata…
Le istituzioni sono sempre irreprensibili?
…
Non ce lo dobbiamo chiedere mai?
Anche questo può essere il senso della contronota.
Non credo che sia un problema di essere irreprensibili o meno,di sbagliare o meno.
C’è un patto educativo.
Anche il papà che dice qualcosa al figlio e noi mamma non siamo d’accordo,taciamo davanti al bambino,poi magari chiariamo direttamente fra adulti altrimenti sminuiamo la sua autorità,e questo è grave,di fronte ad un bambino.Per questo motivo non vedo il senso della contronota.
Buongiorno, quest’anno dopo 20 anni finalmente il ruolo! Assegnata in una scuola di montagna dove la scuola non è certo una priorità per bambini e genitori. I compiti e lo studio lasciano il tempo che trovano prima di tutto lo sci e tutte le attività sportive! Se poi fai una verifica dopo aver svolto delle attività atte al raggiungimento di determinati obiettivi e questa per la maggior parte è negativa indovinate di chi è la colpa mia perchè pretendo troppo dai bambini! Premetto che è una classe quinta dove dovrebbero già essere stati abituati allo studio e ad esporre ciò che hanno studiato, ma quando ho espresso questa cosa ai genitori qualcuno mi ha detto che la figlia non ha tempo per studiare perchè deve giocare con le sue bambole, altri che si poteva cominciare a pensare allo studio a maggio e che ero troppo cattiva se chiedevo questa cosa a ottobre. SONO RIMASTA ESTEREFATTA MA CERTAMENTE NON MI SONO ARRESA, SONO ANDATA CONTRO TUTTO E TUTTI I PROBLEMI E LE RIMOSTRANZE NON SONO MANCATI, MA OGGI SONO FIERA DI POTER DIRE CHE QUASI TUTTI I MIEI BAMBINI HANNO CAPITO L’IMPORTANZA DELLO STUDIO E L’AMORE PER IL SAPERE. SPERO DI AVER LASCIATO UNA SEGNO .
Brava Maria,talvolta bisogna essere rivoluzionari per educare.Tutti i grandi maestri del passato lo sono stati!Hai la mia stima.