Ultima modifica 15 Luglio 2019
Se, a settembre, il primo settembre, al rientro dalle ferie, trovassi una bacchetta magica sulla cattedra farei un sacco di magie per la scuola primaria pubblica.
Prima di tutto riporterei tre insegnanti per classe… ops, non se ne sono mai andate.
Magia corretta: riporterei tre insegnanti per classe, con 4 ore di compresenza per ciascuna.
Aiutare i bambini in difficoltà, con la continuità che può dare l’orario scolastico e la freschezza dell’apprendimento che avviene al mattino è un assunto così pedagogicamente logico che… più ci penso e più non riesco a scovarne un altro pedagogicamente più forte a cui si sono appellati per smontarlo.
Ah, già…non era pedagogico. A quanto pare solo chi lavora in classe sa che il bambino che non riesce e chiede attenzione, se non può averla prima di 10 minuti (quando va bene), perde anche la motivazione, chiave dell’apprendimento. Adesso abbiamo un’ora che è ovviamente dimezzata dalla complessità delle classi del nostro tempo che non avrebbe bisogno di essere spiegata a chi, della scuola, dovrebbe conoscere anche l’intonaco dei muri con tutte le puntine dei cartelloni appese.
Ora ci sono i BES, per dare un riconoscimento ufficiale al lavoro serrato, declinato e a volte schizofrenico in ogni disciplina e in ogni momento della giornata, di ogni singola insegnante.
Si propongono laboratori pomeridiani dopo l’orario scolastico, già convulso; ma sono funzionali?
Parliamo di piccole menti in difficoltà, già stanche dal lavoro del mattino, non di relazioni da scrivere al pc.
Si tratta poi di laboratori per i quali si spende, tenendo la scuola aperta d’inverno con un insegnante a disposizione (che non sa neanche se verrà pagato a fine anno, perché i fondi d’istituto sono strozzati. Da questo punto di vista questo si chiama “fare le nozze con i funghi”).
Andiamo avanti con le magie… Un colpo di bacchetta : le prossime classi prime hanno 15 bambini. Quelle classi dove si lavora controllando uno per uno i bambini, dove con un paio di sguardi li abbracci tutti e dove anche il bambino più timido e problematico esce dall’anonimato di una giornata confusa. Il ministro Gelmini ha garantito un limite alto a 26, ma, garantendo anche un limite basso di 15 ha fatto in modo che, chi ha 28-29 bambini iscritti, non potendo formare una o due classi da 14…se li tiene tutti insieme.
Mah, giusto la magia.
Ed ecco la terza: una specializzazione vera, attestata e diffusa per tutti gli insegnanti, un corso serio on line con un esame alla fine, sulle diagnosi di ADHD e DSA, perché vengano utilizzate ovunque le strategie indispensabili a questi bambini che vengono a scuola non per creare problemi, ma per cercare di affrontare e in parte risolvere i loro. Dobbiamo avere la giusta percezione delle loro difficoltà e agire di conseguenza, non solo secondo la nostra sensibilità, ma in modo sensibilmente adeguato, mirato, puntuale.
L’aggiornamento su questo tema non dovrebbe essere lasciato alla volontà del singolo insegnante. Non è come un corso di lingua inglese.
E’ necessario a tutti gli insegnanti, perché se le due diagnosi che prima ho nominato sono figlie di questo tempo e anche in aumento, non possiamo lasciare soli i bambini che in questo tempo non hanno scelto di nascere; se non li riconosciamo non possiamo agire. E continuiamo con l’ultima magia. In ogni scuola ecco apparire un laboratorio di lingua italiana per bambini e ragazzi stranieri, non di quelli che “aspettacheoggiforsepossoportarloadesercitarsiunamezzora” e domani… Dio provvede.
15 anni e più di immigrazione (ormai non è più emergenza, è la nostra realtà) e la scuola, al di là dei meravigliosi progetti di accoglienza “for peace” e dei fondi per questo, non ha avuto un aiuto forte. Arriva un bambino cinese, una bambina russa, due gemelli rumeni e tre bambine iraniane a inizio anno, a metà anno? Comunque inseriti semplicemente in classe, dove tutto l’aiuto che puoi dare non basta a loro e non è funzionale alla classe. Ce la si mette tutta per dare serenità, ma si sente la mancanza di qualcosa di strutturato e di qualità per una scuola che potrebbe dare ancora di più in termini di integrazione e, di conseguenza, di serenità nel lavoro.
Un laboratorio specifico di 3 ore ogni giorno, con un insegnante.
Un laboratorio di passaggio, per un approccio intensivo all’italiano che serve a scuola, che faccia sentire questi ragazzi e bambini parte attiva e considerata dall’istituzione, da subito.
Una soluzione di successo che ho visto con i miei occhi nella scuola primaria di Rivoltella del Garda, 13 anni fa: un insegnante della scuola in esubero orario, ogni giorno, passava a raccolta in tutte le classi, prelevando i suoi alunni stranieri per 3 ore (12 bambini) … aveva il suo registro, non era un’attività “appiccicata” alla didattica, ma una parte fondamentale di essa.
I bambini stranieri, dopo due mesi di laboratorio, già davano ottimi risultati sia nel dialogare che nel leggere. Poi su questo ci possiamo costruire tutti i progetti che vogliamo.
I frutti delle compresenze erano orgogliosamente questi.
E di frutti così non ne raccoglieremo più nella nostra scuola pubblica.
Vorrei chiederlo al Ministro in carica: di frutti così non ne raccoglieremo più?
A fare spesa durante l’orario di lavoro, esclusa ormai la categoria docente, continua ad andare chi si approfitta dello stato, in ogni categoria lavorativa e a tutti i livelli… Chissà se si troverà il modo di eliminare “lo shopping” anche nelle altre categorie? Nella scuola è stato semplice.
La bacchetta magica la passo; chi vuole fare altre magie per la nostra scuola pubblica?
Hai scritto tutto ciò che continuo a ripetere…da anni ormai!!! Quest’anno mi era illusa ( viste le premesse e promesse di Renzi) di riavere non dico tutto ma almeno le compresenze, per recuperare ciò che è andato perso con i tagli dei vari Governi a discapito di tutti i ragazzi ed in particolare di quelli in difficoltà, oggi chiamati BES e seguiti esclusivamente dai docenti di classe (26/27 allievi). Io la bacchetta magica, se potessi trovarla al mio ingresso a Scuola a settembre, la userei per cancellare tutto e tornare indietro. Tornerei ai Direttori Didattici che si preoccupavano del cuore della Scuola e non dei numeri, al tempo pieno quello vero e fiore all’occhiello della Scuola italiana, alla possibilità di lavorare in laboratori, alla condivisione con i colleghi del lavoro da proporre ad ogni bambino o ragazzo in base alle proprie capacità…ecc! Ora è diventato un mordi e fuggi…però se siamo fortunati e incontriamo qualche collega al supermercato possiamo anche concordare il lavoro per il giorno successivo…a questo è già ridotta la nostra Scuola…dobbiamo cadere ancora più in basso???
Penso che continuando così cadremo più in basso cara collega. Ci vantiamo di leggi sull’inclusione scolastica, ma poi non abbiamo i mezzi e quelli che vengono trovati o sono sulle spalle dei docenti o sono completamente inadeguati. E puramente “estetici” . Anche il fatto che per fare una uscita didattica a di due ore bisogna scomodare l’orario didattico di una scuola intera, questo come lo chiamiamo? Il fatto di non avere neanche 500 € per rifornire una palestra e renderla tale. Ma poi vogliamo competere con le scuole europee? Ma dove vogliamo andare? E intanto la scuola campa per la caparbietà e l’impegno dei suoi insegnanti che non si tirano in dietro di fronte ai bambini, per dare loro il meglio che possono. E per di più i docenti si devono sentir dire che l scuola che portano avanti è un ammortizzatore sociale… Parole poco meditate, ma molto poco meditate. Forse veramente sono convinti che nella scuola militino scansafatiche senza responsabilità e professionalità. Comincio a pensare che in una scuola non abbiano messo nemmeno mezzo piede e, se lo hanno fatto, per non più di 10 minuti.