Ultima modifica 17 Giugno 2023
Se parli, dici ciò che già sai. Se ascolti, potresti imparare qualcosa di nuovo.
E’ una massima del Dalai Lama.
Venerdì mi sono trovata a dirlo ai bambini in un momento di calma. E loro mi hanno guardata come se avessero compreso.
Sì, credo abbiano compreso. Parole semplici, come quelle dei bambini.
Un concetto genialmente banale, ma così diretto che non posso più fare a meno di pensarci ogni giorno.
No, non che non li ascoltassi prima. Però ora un po’ di più.
Se ascolti, impari.
Ascoltare i bambini è pesante per la nostra vita piena di frenesia, per il nostro fare sempre più individualista. Ti stanno lì, sullo sportello aperto e non entrano finché non hanno finito il racconto.
Ascoltare i bambini innervosisce, perché per dire anche un semplice “Che hai mangiato a mensa oggi?” impiegano buoni 5 minuti.
Ascoltare i bambini imbarazza, perché sono sinceri come un lago alpino e ti zittiscono con un “Avevi detto che mi venivi a prendere tu”.
“Maé hai detto che oggi facevamo un lavoretto, ti ricordi?”, “Maestra guarda che è vero che lui non ha fatto niente”, “Maé io oggi sono tanto stanco e tu parli troppo”, “Maestra hai detto che parla chi alza la mano, ma non vedi che l’ho alzata”.
Non so, ma io mi rifletto in questo frasi e vedo gli errori che faccio. E sono veri.
Se ascolti puoi imparare qualcosa di nuovo. Sì.
Riviste e post: Come farsi ascoltare dai bambini …blablanonurlare…guardarenegliocchi…pocheparoleblabla…voce fermaetcetc…glismileseseibravo….
Per ascoltare i bambini invece basta il tempo e lo sguardo e la mente lì.
Se non li stiamo ad ascoltare non sappiamo. Immaginiamo di sapere, ma non sappiamo. Se li ascolti, impari.
“Cosa vuol dire addizione?” e aspetto.
Ma aspetto aspetto, senza battere il piede, senza Sbrigati
“Sulla scheda che ho fatto c’è scritto Addizioni! Cioè è il più…allora. L’addizione è il piùùù”
“Sì, il più…ma che vuol dire più” “Se voglio più caramelle!” “Se voglio più patatine!” “Tante”
“Fate un gesto per dire più” Non vi sto a dire quanto sono stati bravi, allargando le braccia e gonfiando il petto.
E poi con le mani alzate per spiegarsi quel più che vuol dire unire, aggiungere “Come nonna che mette lo zucchero nelle uova e poi lo yogurt nella ciambella” “E il liebito…(sì, liebito) sennò non liebita (questa è coerenza)” e io “Così aumenta di altezza…aggiunge altezza!” “Maé la ciambella col cioccolato aggiunto è meglio”.
Con i bambini ci si fa sempre un discorso, logico e pure divertente.
Cioè se abbiamo la decenza di aspettare, ci si fanno discorsi meravigliosi.
Se siamo lì solo per loro, anche 5 minuti solo per loro, ci si parla.
Perché se li guardiamo con in testa alla lista della spesa, loro se ne accorgono e perdono entusiasmo. Li vedete, no? Io l’ho visto nelle mie figlie.
Il mio lavoro mi ha insegnato ad ascoltarle di più e meglio.
Sembrava che il conoscerle da sempre mi desse il diritto di sapere i loro pensieri, desideri o le loro paure. Ascoltandole, invece, ho capito che pensieri e desideri cambiano e le paure spariscono o si modificano.
E’ cosi, se ascolti, impari. Ascoltando veramente i bambini, scopri che ti sanno spiegare ben benino il loro punto di vista, che il 99% delle volte è migliore del nostro e spesso, quando meno ce lo aspettiamo, ci fanno sentire così macchinosi, complicati e attenti al superficiale, ma distratti nel concreto ed essenziale che.. .veramente… da autoinfliggersi 5 minuti di vergogna nell’angolino.