Ultima modifica 17 Marzo 2017
“Sveglia alle 6. Colazione, una sciacquata veloce al visto, denti. Accendo lo spazzolino e sento una vocina dalla cameretta “Latte!! Mamma!!”
E’ Alice che chiama. Mamma. Sempre mamma.
Ma la mamma non può, è, diciamo, in seduta plenaria. “Amore vado io”. Interrompo il lavaggio denti, vado in cucina e preparo il biberon. Felice di poter, nonostante l’ora, cominciare la giornata vedendo quel faccino rotondo, quel sorriso immenso mi fa volare nel corridoio.
Mi avvicino al letto con la voglia di quelle braccia paffute e calde che mi stringono il collo …
Sogni infranti. “VIA PAPA’! MAMMA LATTE!”
Sconsolato consegno il biberon e torno in bagno “vuole te”.
Sempre la stessa storia. Per entrambi la prima parola è stata “papà”, con grande delusione della mamma, ma poi è stata la parola meno usata in casa. Se vogliono qualcosa chiamano la mamma, sempre la mamma. Eppure io mi occupo di molte cose in casa esattamente come lei! Li amo come lei! Ci gioco anche forse più di lei (qualche volta non ha proprio il tempo e allora ci diamo il cambio)!
Non c’è niente da fare. Se siamo seduti a tavola e lei è nell’altra stanza è “mamma mi dai il formaggio!!”. Mi alzo e glielo prendo io ovviamente.
Devo dire, però, a onor del vero, che la mamma sa sempre cose che io non mi sogno neanche. Al rientro da un mese di vacanze era lei che sapeva dove stava la rondellina del braccialetto di Capitan America che non vedevamo da mesi. Se io perdo la pazienza lei ne ha ancora per due ore (poi alle volte sbrocca anche lei, ma per fortuna io ho avuto tempo di ricaricarmi!).
Forse è più scontata la mamma? Non saprei …
Con il nostro primo figlio ho un rapporto molto particolare, per lui è come se fossi la cosa più simile a una mamma a cui possa aspirare. Diciamo che spessissimo si rivolge a me, quasi quanto alla mamma. Sarà perché l’ho allattato anche io? Sarà per affinità maschile? Non saprei. Di sicuro la piccolina inizia a vedermi (fisicamente!) solo ora che ha due anni, prima penso che mi considerasse poco meno che un soprammobile. Forse solidarietà femminile?
Quello che mi dispiace molte volte è che vedo tanti papà che non solo non vengono mai interpellati, ma neanche gliene importa. Non vedono, non sentono, non sanno. Perché non fanno.
Ecco, già. Perché non fanno? Ho sempre visto mio padre, classe 1940, che in casa faceva molto (per quanto poteva visti gli orari di lavoro) e con me ha sempre giocato buttato per terra o a costruire città di lego. Ma al di là di questo credo che noi uomini di casa dovremmo avere un po’ meno pigrizia e fare meno i “furbi”, perché diciamolo, fa comodo “far finta” di non vedere che c’è la lavatrice da caricare o la cena da preparare e anche le mamme che ormai lavorano quasi tutte, esattamente come noi, hanno bisogno di una tregua.
Soprattutto perché dopo una giornata di lavoro (casalingo o meno) dovranno affrontare il fuoco di “mamma qui” “mamma lì” che non dà tregua e non accetta rese.
Io tengo duro, so che non saprò mai e poi mai trovare una figurina in un cassetto davanti ai miei occhi, ma so cosa voglio essere per i miei figli, so CHE voglio essere, sempre. E allora adesso quando mi sento chiamare “papàààààà” dall’altra parte della casa sbuffo “che c’è? Fate da soli!”, ma in fondo il mio cuore fa un guizzo di gioia!
Allora anche io esisto!”
Marco C .