Ultima modifica 17 Giugno 2023
A scuola, e in particolare in quinta, è così.
Emotività a parte, il lavoro è al galoppo, gli obiettivi sono alti e i bambini devono crescere, tutti.
Al di là delle difficoltà, ognuno di loro dovrà avere uno sgabello su cui puntare i piedi ed affacciarsi ad un nuovo mondo scolastico fatto, ahimé, di 30 compagni, di un professore che potrebbe aver voglia di conoscerli… o anche no.
E noi quello sgabello fatto di conoscenze e competenze glielo dobbiamo fornire soprattutto solido.
Ma il nostro lavoro non è plasmare statue di creta.
È dare continuamente stimoli sia per lo sviluppo intellettuale che morale... e i segnali di crescita non sono mai immediati come vorremmo.
Un giorno entri e ti sembra di correre in un giardino, la brezza ti prende i capelli e sorridi… sorridi. Sembra di girare una delle scene bucoliche di Sandra e Raimondo. Altre in cui sembra di essere in un “tranquillo week end di paura”.
Poi ti capitano i giorni strani in cui ti chiedi perché non cavi un ragno dal buco, ma non demordi… come Fantozzi: sei lì a farti del male.
E, guarda un po’, sono proprio quei giorni e quei bambini che hai davanti che ti salvano dal pensiero “hosbagliatotutto” .
Una bambina, terrorizzata dalla risoluzione del problema, trova la sua strada così, in un giorno di novembre, serenamente, senza mollarla più.
Un’altra ti chiede “Posso venire più vicino alla lavagna così capisco meglio?”
E poi “Adesso ho capito” .
Studia con la nonna e dopo anni di insicurezza e timidezza nel riferire ti spiattella persino i nomi dei nucleotidi del DNA; l’altro dopo un punto interrogativo sull’interrogazione “dimenticata” che ti dice “Oggi maé sono pronto, so tutto… la prossima volta studio al momento giusto.”
E poi ci sono i bambini reticenti al lavoro di gruppo che pian piano si ammorbidiscono e decidono di mettersi in discussione.
Altri che abbandonano lentamente la gelosia “bambina” perché la maestra aiuta di più il compagno.
Sono segnali di crescita che ti fanno sentire orgogliosa… ma poi ti chiedi “Quanta parte abbiamo noi insegnanti in questi cambiamenti così significativi?”
E lo dico col senno di poi, dopo lunghe attese e profondi ripensamenti.
Certe volte, anzi, troppe volte, vorremmo che alla nostra azione corrisponda una reazione immediata.
Ma la reazione avviene per ciascuno in tempi diversi.
E deve andare bene così. C’è un libro dal titolo che mi incuriosisce a proposito: I bambini crescono, nonostante gli adulti, del pediatra Giuseppe Ferrari. Credo che lo leggerò.
Dovremmo fare spazio e dare tempo a questi fiori che, certi giorni, sembra spacchino l’asfalto.
E forse neanche sembra. È proprio così .