Ultima modifica 10 Novembre 2015
Quante volte abbiamo sentito pronunciare frasi come questa: “Mio figlio è iperattivo, non sta mai fermo, sarà il figlio di Attila?”
Spesso succede che si confonde la vivacità di un bambino con l’iperattività, che è tutta un altra cosa.
Mi piacerebbe condividere con voi alcune riflessioni, per comprendere insieme quali sono le differenze tra vivacità e iperattività.
Tutti i bambini, corrono, saltano, si arrampicano, possiedono inesauribili energie e questo è fondamentale perchè attraverso il movimento, fanno esperienze che gli permettono di crescere e imparare.
Come diceva Maria Montessori:”Il bambino non solo si muove continuamente,ma impara continuamente...”
Ma quando bisogna, invece, prestare attenzione per capire che il bambino nutre dentro di se un disagio?
L’iperattività nei bambini è un disturbo di origine neurobiologica, caratterizzato da un evidente livello di disattenzione e da una serie di comportamenti che evidenziano appunto, iperattività e impulsività. È dovuto a diverso funzionamento di alcuni “circuiti” di aree specifiche del cervello.
L’iperattività nei bambini si esprime, innanzitutto, con un vivacità irrefrenabile.
I bambini che presentano queste caratteristiche e hanno questo disturbo,vengono definiti A.D.H.D.(Sindrome da Deficit di Attenzione e Iperattività). Questi bambini non prestano la minima attenzione a qualsiasi attività che venga loro proposta, da quelle scolastiche, al gioco con gli amici o attività sportive.
Inoltre, spesso adottano comportamenti negativi e non riescono a rispettare le regole di base. La scuola per i bambini iperattivi è un duro banco di prova, perché si alzano continuamente dal loro posto, non riescono a fare i compiti, difficilmente riescono ad avere legami significativi con i compagni, cambiano classe e qualche volta anche la scuola. Il loro profitto scolastico è scarso. E questo succede anche i tutti gli altri ambiti sociali che vengono vissuti dal bambino iperattivo, con un disagio profondo.
A questo punto, come si fa a distinguere un bambino veramente iperattivo da un bambino che invece è solo vivace, disobbediente o semplicemente maleducato?
Il confine non è mai completamente delineato ed è importante, in caso di dubbi o di perplessità, rivolgersi agli specialisti che possono indagare, quando questi atteggiamenti comportano un problema per la vita sociale e di relazione del nostro bambino. Sono quindi necessari, complessi test neuropsicologici per indagare sulle cosiddette “Funzioni esecutive” che ci aiutano a comprendere le modalità di funzionamento del bambino a livello attentivo, della memoria, del come riflette e pianifica , e di come integra le parti di sè.
Una volta identificato il disturbo, bisogna sottolineare che non esiste una cura, ma ci sono moltissime strategie e tecniche terapeutiche che consentono di migliorare la qualità della vita di questi bambini, in tutti gli ambiti che dovranno affrontare.
Quando disturbi come “L’Iperattività”, vengono negati, significa disconoscere e abbandonare al loro destino, proprio, quei bambini che avrebbero bisogno di maggiori attenzioni…
Aggiornare gli insegnanti con corsi di formazione e quindi conoscere la natura di questi problemi, fornisce tutti gli strumenti necessari,per tutelare il diritto allo studio, la dignità e il futuro di tanti studenti con grandi potenzialità.
Se può essere utile vi lascio qui alcuni suggerimenti, da mettere subito in pratica in classe ed a casa per aumentare l’attenzione dei bambini ed educare l’ascolto.
Questo è ciò che vi chiederebbe un bambino:
1) AIUTAMI A FOCALIZZARE L’ATTENZIONE SU DI TE: Considera il mio “modo” di entrare in contatto con l’ambiente: ho bisogno di movimento, gesti e mani alzate!
2) …E ASSICURATI CHE TI STIA ASCOLTANDO Quando svolgo un attività che mi richiede molta concentrazione,come giocare con i videogiochi, mi capita di rispondere in modo automatico e impulsivo. Quanti disguidi nascono! Basta un piccolo gesto per richiamare la mia attenzione
3) SEI TROPPO COMPLICATO: I messaggi vanno formulati in maniera molto diretta, senza “giri di parole”… sennò mi confondo!
4) DAMMI PRIMA QUELLO DI CUI HO BISOGNO Può capitare che non mi stiate dando il necessario. Non darmi quello di cui TU hai bisogno ma vieni incontro ai MIEI bisogni fisici ed emotivi. Ho bisogno di appoggio, regole e limiti fin dalla prima età, e con continuità nel tempo.
5) PERCHE TUTTE QUESTE REGOLE? Le regole vanno commisurate alle mie possibilità: poche regole e molto chiare. Mi devi descrivere – di volta in volta e con molta linearità – il comportamento o il risultato che ti aspetti da me.
6)MI DICI TROPPE COSE TUTTE ASSIEME I messaggi vanno trasmessi uno per volta, altrimenti io li “accumulo” e poi me li dimentico! Se tu “dividi” i comportamenti in una sequenza operativa (“…ora prendo il libro, cerco la pagina, la leggo tutta senza interruzioni…”), per me è tutto più facile. Se poi i compiti sono troppo lunghi o complessi… spezzettali in parti più piccole! Così mantengo la capacità d’attenzione ed il controllo sull’obiettivo da raggiungere.
7)SE ASCOLTO VERRO’ ASCOLTATO M’insegni anche a coltivare la capacità di ascoltare gli altri? Aiutami a capire che se non ascolto difficilmente verrò ascoltato quando ne avrò bisogno. Così imparerò a comprendere i sentimenti altrui, e quindi di riflesso – i miei.
8) SONO NEI GUAI, NON RIESCO A FARLO Offrimi delle alternative alla soluzione dei problemi: aiutami ad usare una strada secondaria se la principale è bloccata.
9) MI REGALI UN PAUSA? In effetti, nessuno meglio di me sa come mi sento io. Quindi, se in extremis ti chiedo un momento di pausa per guardarmi attorno e mettermi in comunicazione con l’ambiente che mi circonda, stabiliamolo assieme, ma non me lo negare…
10) MA IO NON VALGO NULLA? Spesso ho un basso senso di autostima e mi sento “un fallimento”: mi puoi valorizzare nei miei aspetti positivi, sostenendomi ed incoraggiandomi? Fammi percepire la Tua fiducia in me, per favore…
In definitiva credo che l’ascolto profondo dei bisogni dei bambini, sia fondamentale… In una società che corre continuamente, perdendo di vista il valore del tempo, l’indifferenza , l’omologazione, la mancanza del dare valore all’essere differenti, fa forse mancare quella sensibilità che inevitabilmente sta portando i bambini a manifestare i loro disagi.
Sabrina Stendardo
Fonti: Sabrina Stendardo, dott. Daniele Fedeli, docente di Psicopatologia Clinica dell’Università di Udine,“Che cosa ti avevo detto?”, di D. Donovan e D. McIntyre. “Giù” le mani dai bambini.
Sintetico e preciso.
Grazie Angela, lo scopo è proprio questo, cercare di comunicare in modo diretto e chiaro, perché solo così le informazioni possono essere utili …Buona vita! 🙂