Ultima modifica 20 Aprile 2015
Sono arrivate 2 sentenze, una definitiva (quasi), l’altra di primo grado.
Possiamo prenderle a simbolo della qualità della giustizia italiana?
Prendiamo la prima.
La Cassazione conferma: Salvatore Parolisi ha ucciso sua moglie, inferendole 35 coltellate, ma non lo ha fatto con crudeltà, quindi è necessario che questa aggravante sia cancellata, la pena ricalcolata!
Non è stata uccisa con crudeltà? Davvero?
È stato per misericordia che le ha inflitto 35 coltellate?
Forse avrebbe potuto essere più crudele? Farla soffrire di più? E come, di grazia?
È, era, un militare di carriera, un istruttore esperto di arti marziali, ergo sapeva come uccidere con pochi colpi, sapeva quali erano le parti da colpire per dare una morte rapida, o no?
Gli è stato necessario colpire ben 35 volte, perché?
Per rabbia? Per onubilazione del cervello? Per uscire da quel cul de sac in cui volontariamente si era cacciato?
Con la piccolissima figlia poco distante, che si sarebbe potuta svegliare e chiedere la presenza dei genitori? Averne bisogno?
Non avrebbe dovuto fare in fretta?
Invece no, si è attardato, ha inflitto ben 35 coltellate, voleva essere sicuro che la moglie morisse, che non potesse assolutamente essere salvata?
Chissà se il documento esplicativo, le così dette motivazioni, ci spiegherà che cosa, quei magistrati, intendono per crudeltà!
Forse i sistemi orripilanti usati dai fanatici dell’Isis e solo quelli?
La seconda sentenza è quella di prima istanza che condanna Schettino a 16 anni e 1 mese di carcere!
Sedici anni ed un mese per aver tenuto una condotta indegna del suo ruolo di comandante, condotta ed indifferenza che hanno portato a quell’incidente, a quell’impatto violento con uno scoglio che stava li da secoli, che ha causato il naufragio della nave, moltissimi feriti, 32 morti e disagi gravissimi, paura, angoscia a tante persone!
Ma non era colpa sua!
Non era colpa di quell’essere che, anche durante il processo, dichiarava che, sulla nave, dopo Dio c’era lui, il comandante Schettino!
C’era lui a prendersi i meriti, ma non le colpe, le colpe erano di altri!
Di un equipaggio raffazzonato ed incapace che, però, lui non guidava, anzi, lasciava solo anche nelle poche circostanze in cui la navigazione avrebbe dovuto essere condotta con più attenzione, anche in condizioni particolari come quelle di un inchino che, forse, era una prassi, ma non dimentichiamoci una prassi proibita, fuori dalle regole.
Ma non solo lui non ha abbandonato la nave, continua a dichiararlo, impudentemente.
Forse era il suo fantasma che si aggirava sugli scogli o nelle vie del Giglio, mentre lui era ancora a bordo della nave?
Ma no! Lui era provvidenzialmente scivolato, insieme con il suo secondo e pochi altri, in un battello che si era trovato proprio sotto di lui! Quando si dice il caso!
E continuerà, chissà ancora per quanto tempo, ad aggirarsi indisturbato per le strade d’Italia, magari partecipando a feste del jet set o come oratore in qualche convegno universitario dove potrà dispensare le sue perle di saggezza, poiché gli stessi giudici che gli hanno provvisoriamente inferto una così lieve pena hanno ritenuta non necessaria la sua traduzione in carcere!
Figuriamoci!
Le nostre carceri sono al limite della capienza, non vogliamo mica che un tal personaggio debba subirne l’onta prima che l’iter giudiziario sia terminato?
Intanto 32 persone sono morte, molte altre hanno subito gravi danni fisici, altri hanno passato ore nel terrore più puro, ma………..
Intanto, in quel di Treviso, un uomo è indagato per eccesso di legittima difesa perché ha sparato alle gambe ad un uomo che minacciava con un kalashnikof una ragazze e lui stesso!
Doveva aspettare di essere ferito prima di sparare?
Intanto pazzi scatenati, a volte ubriachi, a volte drogati investono, ammazzano e scappano, ma che rischiano?
Una pacca sulle spalle, un rimprovero, qualche punto in meno sulla patente?