Ultima modifica 12 Dicembre 2018
Siamo ancora freschi di tragedia di Corinaldo per il concerto di Sfera Ebbasta. E io sto ancora piangendo per quelle vittime.
La magistratura farà il suo dovere e appurerà come sono andate le cose.
Io invece voglio parlare di Sfera Ebbasta. Che non so neanche come si scrive.
E non voglio farlo per associarlo a quella disgrazia, durante la quale tra l’altro lui era il grande assente.
Voglio fare un gioco come quello della settimana enigmistica a trovare le differenze. Tra Sfera Ebbasta e Paolo Crepet.
Dopo avere sentito quest’ultimo in un’intervista a Radio Capital.
In trasmissione si parlava di musica e non solo.
Di come per qualcuno Sfera Ebbasta, e i suoi colleghi trapper fossero un modello negativo per questa generazione millenials.
E di come molti invece li avevano, i trapper, prosciolti.
Accusando in primo luogo le famiglie di essere poco presenti.
Paolo Crepet, psichiatra, medico ricercatore sociologo, aveva qualche giorno fa avuto un confronto con un altro di questi pseudo cantanti.
Tale Briga (che sempre io non conosco).
“Cosa dite ai ragazzi?” gli aveva chiesto Crepet.
E il cantante subito a difendersi: “I trapper devono educare i figli al posto dei genitori?”
Beh, certamente no.
Ma discolpare tutti e sempre a me però non va bene.
Assumiamoci tutti le nostre responsabilità, piuttosto.
E cerchiamo di capire con chi abbiamo a che fare.
Soprattutto se questo CHI ha ancora 10-11 anni. E dovrebbe imparare le poesie sul Natale invece di ascoltare Hey di Sfera Ebbasta. (Vi risparmio il testo per decoro, se proprio volete leggetelo in rete).
Ma questo a molti di noi evidentemente sta sfuggendo.
Basta guardare e ascoltare un po’ in giro, senza essere necessariamente uno psicologo, per capire che, sì, certamente i genitori hanno un ruolo fondante nell’educazione di un figlio.
Ma un figlio assorbe anche dalla società che lo circonda.
Sabato scorso ad esempio in giro per le vie della mia città c’erano più decenni che adolescenti. E che decenni…
“Una massa di Lolite” descrive Crepet le bambine….
Ma chi è che le fa uscire così?
È questo il giusto sviluppo della personalità?
O è un dare in pasto al mercato dei ragazzini ancora impreparati?
Sapete che ormai le esperienze sessuali cominciano prima della adolescenza?
Questo, continua Crepet, è proprio il mercato delle calze a rete, della discografia trap. Delle droghe e dell’alcol infine.
Come fare per arginare questo fenomeno? In primo luogo col buon senso direi.
E questo si, lo si deve chiedere alla famiglia.
Un bambino a 13 14 anni non deve andare in un luogo con alcol alle 3 di notte, come è successo a Corinaldo.
Purtroppo però il buon senso dice questo, ma il mercato va in direzione esattamente opposta.
Un mercato che si bea di questa nuova domanda.
Mercato purtroppo sempre più autorizzato anche dalle legislazioni che allargano le maglie.
Come ad esempio quelle leggi che prima impedivano ai 20enni di bere alcol, e adesso lo impediscono ai 16enni. E così, se prima noi diciottenni trasgredivamo, adesso gli stessi nostri coetanei sono autorizzati, e trasgrediscono i 14enni. E il mercato si allarga. A esclusivo beneficio dei produttori.
E io l’ho vissuto sulla mia pelle di adolescente prima e di mamma poi.
Se io ho aspettato i 19 anni per consumare alcol, adesso le compagne di mio figlio lo fanno già dal primo anno del liceo. Durante la settimana. All’1 di notte. A 14-15 anni. Che dopo devono pure tornare in scooter a casa.
Ma andiamo avanti.
Vogliamo raccontare dei testi di queste canzoni trap come quelle di Sfera Ebbasta?
Ovvio che il primo passo verso l’educazione di un ragazzo va fatto in famiglia.
Ma davvero siamo sempre e soltanto noi genitori i responsabili dello sviluppo cognitivo emotivo e socioculturale di questa generazione?
Davvero tutti gli altri si autoassolvono dalla loro responsabilità?
Non la scuola, non la televisione, non la musica??
Anche Crepet dice che nelle discoteche fino a 30 anni fa (anche 20 direi, ndr) non andavano i 13enni. E che una canzone come Cocaine non era negli auricolari di ragazzini delle scuole medie.
Io c’ero quando alla radio passavano i Doors (che non erano proprio stinchi di santo). Ma non avevo mica 10 anni. E non che sia cresciuta in convento.
Non è uguale 10 anni e 17. Mettiamocelo in testa.
Dice Crepet: “Non è che siccome siamo nel 2018 il cervello umano è diversamente sviluppato rispetto a 50 anni fa”. Che tradotto è: un bambino di 10 anni è un bambino, sia vissuto negli anni ’50 che oggi.
Tra un po’ allora staremo qui a raccontare di ragazzini di 10 anni che normalmente bevono e si ubriacano.
Non possiamo pensare che più si va avanti e più si debba abbassare l’asticella dell’età per fare le cose “da grandi”.
E infine, un’ultima considerazione.
Non tacciatemi di fare inquisizione. Non voglio pensare che era meglio la censura sovietica. O quella italica che non consentiva a Malgioglio di incidere per Mina “l’importante è venire” obbligandolo a cambiarla in “finire” (pensate a questo e confrontate i testi di Sfera Ebbasta).
Crepet racconta: “Io sono uno scrittore.
Se io scrivessi per i ragazzi ciò che questi scrivono nelle loro canzoni, io riceverei come minimo una telefonata dell’avvocatura della mia casa editrice che mi direbbe caro Crepet queste cose non si possono pubblicare”.
Allora io dico. Anzi, non lo dico io. Io sono una piccola writer che ha voluto ripetere le parole di un signore che scrive da 30 anni e studia l’uomo da oltre 40.
Non è che magari le case discografiche dovrebbero fare pubblica ammenda e censurare quando si valica il confine del buongusto?
Perché quando vediamo una trasmissione con gli sponsor, in basso a sinistra leggiamo “in questa trasmissione sono stati inseriti messaggi pubblicitari” e questi signori possono inserire nelle loro canzoni marchi e griffe tra una parolaccia e l’altra?
Ma non eravamo quelli che avevano vietato le sigarette nelle pellicole cinematografiche?
Mi rifaccio, per concludere, alla Dichiarazione dei diritti universali commemorata proprio lo scorso 10 dicembre.
Tutti gli uomini sono liberi. Ma la libertà dell’uno finisce quando si lede la libertà e la dignità altrui.
Signor Sfera Ebbasta, e tutti voi trapper. Non avete il diritto di scrivere (e pubblicare) parole che non hanno niente a che vedere con i cosiddetti versi di una canzone.
Siete volgari, inappropriati, diseducativi e maleducati.
E ledete il diritto alla dignità di chi pensa che, come diceva Moretti, “le parole sono importanti”.
Ma questo, forse, “l’università della vita”, l’unica che avete frequentato, non ve l’ha proprio insegnato.
mah guarda, in generale sono d’accordo con te. Io ho sempre gradito molto la musica d’autore che non questi suoni accompagnati da parole senza senso. Poi però ci penso: io ascoltavo anche gli Squallor, che erano dementi sul genere di Sfera Ebbasta (e figurati se io che vivo all’estero so come scriverlo!). Ne ho ascoltata di musica anche demente e anche oltraggiosa. Ma ho sempre avuto la guida dei miei genitori per tenermi comunque in carreggiata (fieramente ti dico che non ho MAI fumato enemmeno provato, non bevo birra né vino solo qualche volta, ma di rado, qualche superalcolico) nonostante gli stimoli ci fossero intorno a me.
Vivo in un paese in cui la musica che passa in radio, se contiene parolacce, viene “bippata”, i minori di 21 anni in alcuni stati non possono bere NEMMENO sotto la tutela dei genitori. Però possono avere fucili senza problemi…
Insomma, ripeto, ribadisco e lo urlerò ad oltranza fino a perdere la voce: LA GUIDA DEVE ARRIVARE DAI GENITORI i quali, anche a costo di vedere il proprio pargolo in lacrime (e io ne so qualcosa) DEVE DIRE DI NO, a volte, e sempre giustificando il NO. Ma le regole vanno imposte.