Ultima modifica 20 Giugno 2019
Ma che bella idea. Una riproduzione giocattolo di una sedia elettrica è l’ultima trovata di tendenza per le sale da gioco. La nuovo moda che si diffonde a macchia d’olio fra i miei coetanei per diventare più shockkati di quello che già non sono. Ma non prendiamola con gli adolescenti, che quelli sono un po’ cretini per definizione, focalizziamo un attimo sugli ideatori e i distributori di questo nuovo gioco.
Con i proprietari delle sale da gioco in cui si possono trovare queste Shocker (ebbene sì, questo è l’originalissimo nome) non possiamo prendercela più di tanto perché non è che siano mai stati famosi per essere dei veri e propri campioni in campo etico. Ma all’ideatore e alla azienda britannica che la produce qualcosina da ridire ce l’avrei. L’azienda infatti ha dichiarato “Il nostro è solo un gioco. Non c’è nessun macabro riferimento alla morte”. No, ma va… Non l’ha notato nessuno che assomiglia alla sedia elettrica, anche il nome, non fa proprio venire in mente nulla. Anzi, forse si trattava di una campagna di sensibilizzazione e sono stati mal intesi. Forse è proprio per quello che è così facile da comprare, si trova su Amazon, E-bay… Poi è accessibile a tutti, anche i bambini possono giocarvi, si tratta di un gioco catalogato tra quelli di tipo A, infatti. Bella educazione.
Trovo disgustoso che si faccia dell’umorismo su un argomento increscioso e delicato come la pena di morte. Soprattutto se non fa ridere proprio nessuno: né i pro, né i contro. E’ un argomento così tabù che quasi non se ne può discutere, figurarsi scherzarci sopra. Ma purtroppo gli interessi commerciali ed economici sono sempre al di sopra dell’etica e quindi sarà difficile che la Shocker sparisca dalle sale da gioco. E far divertire gli adolescenti, puntare sul senso di trasgressione, sull’inlinazione alla violenza, sfruttare i primi ormoni in circolo ha sempre fatto fare soldi. Soldi magari poco leciti, o per lo meno non troppo concordi a quella che dovrebbe essere la morale civile, ma sempre soldi.
Un ultimo punto mi preme. Alcune associazioni di consumatori hanno già lanciato l’allarme sulla salute. Forse, questa volta, è il classico caso in cui, se succede qualcosa, si può dire che “ben gli sta”.
Silvia Gamba