Ultima modifica 14 Ottobre 2019

Soltanto chi ha figli conosce il vero significato della parola stanchezza?

La vita genitoriale stanca e, spesso, rende insofferenti verso le lamentele altrui.
Il genitore stanco vuole parlare della propria, di stanchezza, e non ha sufficiente energia per ascoltare sfoghi o lamenti  di persone vicine – a meno che non siano anch’esse persone con figli, possibilmente coetanei dei propri.

L’avere figli è un lavoro che, a differenza di tutti gli altri impieghi, non permette il classico “stacco della spina”, non conosce ferie – ferie nel senso di tempo libero vero, vuoto, leggero, fluttuante e frivolo.

Per un genitore, non è previsto né raccomandabile un comportamento della serie: sono in vacanza, mi dimentico di tutto.

Non che ci sia del brutto: avere figli è una scelta, e ogni famiglia sceglie il modo più opportuno per divertirsi e dare spazio ai piaceri dei singoli componenti.

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Ma un momento di piccola follia, un’idea improvvisa, un viaggio oltreoceano last-minute…
Sono situazioni che diventano molto improbabili, e il genitore, che è stato dall’altra parte solo pochi anni prima, sa a che cosa stia rinunciando e sa come ci si sentiva a dover pensare solo ai propri bisogni e a quelli di nessun altro.

L’idea, almeno per me, è quella, quando ridendo e scherzando si ritiene impossibile che esista stanchezza reale anche per i non-genitori.

Ma è giusto porsi in questo modo anche al di fuori di scherzi e battute?
Di certo, no.

Ognuno di noi sa quello che vive, che sia genitore o meno. E fare paragoni tra stili di vita, tipi di impiego, carichi di responsabilità e quant’altro, mostra sempre un errore di fondo: quello di credere che il proprio operato valga di più, che la propria stanchezza sia maggiore di quella altrui, che chi abbiamo di fronte abbia avuto quella fortuna che a noi è mancata, e così via.

La consueta “gara” a chi fa di più, o è di più.

Io resto molto legata ai vari momenti della mia vita, e così come ricordo benissimo come vivevo tante situazioni da bambina, così mi ricordo benissimo la mia vita da adulta senza figli.

E non mi sembrava giusto che i genitori avanzassero sempre questa pretesa di mettere sempre e comunque, davanti a tutto, il loro ruolo genitoriale che per forza doveva coprire e azzittire le necessità e le esigenze dei senza-figli.

In generale, non è mai piacevole sentirsi sminuire perché non si ha o non si è qualcosa.

Quello che cerco di fare io nel mio piccolo è questo: quando sono in compagnia di gente che non ha figli, cerco di godermi la situazione: posso respirare quell’aria fresca, giovane e poco tendente al lamento che un po’ mi manca – in quanto mi rendo conto che troppo spesso anch’io predico ai 4 venti le mie fatiche e i danni del sonno mancante.

Ne approfitto per parlare di qualcosa di nuovo e sentire racconti diversi da quelli tipici che si hanno tra genitori. Insomma cerco di trarne beneficio, e mi piace trovarmi in compagnie che mi riportino coi pensieri al mio mondo pre-figli, che in qualche modo e senza pensarci troppo, ho messo un po’ da parte per far spazio ai miei pargoli.

Perciò, spesso, mi viene voglia di saltare anche dall’altra parte, dal lato dei non genitori: sarà anche vero che fatichiamo di più, che abbiamo tanti pensieri, che una giornata di mare può diventare peggio di un turno lavorativo, che la mancanza di sonno ci renda più stanchi e irritabili di quanto siamo mai stati.

Ma liberi e senza pensieri lo siamo stati tutti prima di scegliere di avere figli.

Per cui, è vero: conosciamo entrambi gli status, e sappiamo quanto era bello e facile potersi riposare e potersi organizzare, prima. Ma nessuno ci dà il diritto di sminuire la situazione attuale degli altri, che magari sì, non hanno idea di quello che viviamo noi; ma magari non hanno voglia di stare a sentire i nostri deliri, e se sono stanchi o esausti per altri motivi, abbiamo l’obbligo morale di crederci, e di fare lo sforzo empatico di ricordarci che sì, pure noi, prima di avere figli gradivamo essere ascoltati e compresi, anche quando ci lamentavamo di non avere due domeniche al posto di una.

2 COMMENTS

  1. Ciao! Ho appena letto il tuo articolo e devo dire che lo trovo molto interessante e condivisibile! L’atteggiamento di lamentela continua si può inserire nel detto “l’erba del vicino è sempre più verde”, ma ogni situazione (con o senza figli, così come con o senza marito/fidanzato ecc) ha le sue particolarità e generalizzare non porta a nulla.
    Molto bello il tuo atteggiamento nei confronti dei “non genitori”: aprirsi agli altri è secondo me l’unico modo per mantenere il proprio pensiero libero e permetterci di migliorare sempre!
    Un caro saluto,
    Alessia

  2. Ciao Alessia e grazie per essere passata a leggere e commentare!
    Sì, in effetti, d’istinto, viene naturale ritenersi i detentori di vari record.

    Ognuno sa cosa vive e cosa prova; ma troppo spesso, nella “nebbia” della stanchezza e del lamento si dimentica che le altre persone, probabilmente, ne hanno passate diverse, ma ugualmente intense.

    A presto!

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