Ultima modifica 20 Aprile 2015
Si sprecano i talk show che parlano del futuro dei nostri giovani, un futuro che vedono nero e senza lavoro, o peggio senza speranze. Io la mia vita l’ho vissuta e se sono abbastanza tranquilla per quella di mia figlia non lo sono altrettanto per quella che si apre davanti al mio piccolo Angelo. A quattro anni la vita gli appare gioiosa, circondato com’è da tanto amore, ed è un bimbo vivace, allegro cui la vita sorride, come lui sorride felice pieno di entusiasmo e di amore com’è.
Ma come sarà fra qualche anno? Sarà vero che avrà grossi problemi perché, come si dice, noi gli abbiamo rubato i sogni? Che gli abbiamo tolto ogni speranza? Il discorso va generalizzato, dopo la guerra e il successivo boom economico, tutti, o quasi, stavamo meglio delle generazione precedenti, si aveva di più, si voleva di più, ma il risparmio era ancora un valore prioritario, il “non fare il passo più lungo della gamba”, un proverbio applicato, il non accontentarsi, ma lavorare per avere di più, per vivere meglio era l’imperativo, poi tutto ha cominciato ad avere un aspetto diverso. Perché lavorare quando c’erano più sistemi per raggiungere ricchezza e successo? Perché faticare tanto quando un’ apparizione televisiva ti dava denaro e notorietà? E, piano piano il dovere è stato sostituito dal diritto, diritto assoluto senza limiti, diritto all’automobile più prestigiosa, al ristorante più chic, ai vestiti firmati e, molti si sono trovati a vivere al di sopra delle loro possibilità.
Perché privare i bambini di qualche giocattolo? Perché negare loro qualcosa? Era meglio, e soprattutto più facile, esaudire ogni loro desiderio, anche se per farlo si doveva ricorrere a pagamenti rateali sino all’indebitamento, anche se le rate si accavallavano, se per andare in vacanza si doveva ricorrere ad un prestito. Forse non abbiamo privato i giovani della speranza, forse non abbiamo rubato loro i sogni, li abbiamo privati di un grande dono: quello di accontentarsi, di accontentarsi di quello che si possiede, e di lavorare seriamente per ottenere di più. La crisi è nata perchè nell’ansia di un guadagno facile i finanzieri hanno accumulato debiti su debiti, nascondendoli poi dietro il paravento di un’ invenzione con i piedi d’argilla, i derivati.
In quella che si chiama la finanza allegra.
E così tutto è andato a rotoli. Lo so, è difficile ritornare con i piedi per terra, ma non c’è altra via.
Dobbiamo, questa volta sì togliere le illusioni ai giovani, far loro capire che si può sempre sognare, con più o meno speranza di riuscita, ma che per vivere si deve essere realisti, guardare bene in faccia la realtà e adeguarsi. Senza perdere voglia e speranza di un futuro migliore dove realizzare i propri sogni.