Ultima modifica 10 Ottobre 2019

Le città cinesi vengono divise solitamente in città di prima, seconda e terza fascia. Sebbene non vi sia una definizione ufficiale delle caratteristiche necessarie per rientrare in una o nell’altra categoria, di solito vengono considerate città di prima fascia megalopoli come Shanghai, Pechino e Guanzhou, seconda fascia sono le città con più di tre milioni di abitanti ed un certo reddito procapite, terza fascia quelle di più modeste dimensioni e con un’economia non molto florida.

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Suzhou fa parte della seconda fascia ed è quindi considerata una città piuttosto moderna, ci vivono più di cinque milioni di abitanti, la sua economia è sviluppata e anche servizi e infrastrutture sono di buon livello. Come ho avuto modo di raccontarvi spesso, ci vivono anche molti stranieri e ci si può trovare di tutto, i supermercati di prodotti importati non mancano e nemmeno i ristoranti internazionali.

Ovviamente ciò si ripercuote sul costo della vita: pur non essendo così cara come la sorella maggiore Shanghai, per certi versi non si può certo dire che Suzhou sia economica. Il costo degli appartamenti, soprattutto nei quartieri centrali del SIP, è alto (sia come affitto che come compravendita) e, sempre nel SIP, anche la spesa quotidiana (come frutta e verdura) non è certo a buon mercato. Le scuole internazionali costano un occhio della testa e una cena in un ristorante internazionale di alto livello può costare come e più che in Italia.

Ma restano comunque alcuni aspetti della vita cinese che stupiscono per la loro convenienza, come ad esempio i trasporti pubblici: una corsa in taxi di venti minuti costa più o meno tre euro, mentre una tratta di autobus costa al massimo quaranta centesimi di euro. Inoltre nei quartieri periferici la vita costa molto meno: in un ristorante cinese frequentato dalla gente del posto (semplice e senza fronzoli) un pasto costa due-tre euro e anche la spesa nei mercati rionali (dove magari la merce è poggiata direttamente in terra) è molto più a buon mercato.

Un altro esempio: se do ai miei figli un premietto di dieci Yuan (l’equivalente di un euro e trenta centesimi) per qualche lavoretto che mi fanno (per ora di paghette non se ne parla: i soldini se li devono guadagnare! Ma non crediate che io sia un’aguzzina, sono lavori davvero, davvero semplici!), loro sono contentissimi perché con quei soldini possono comprarsi parecchie cose; un lecca lecca costa solo dodici centesimi di euro e una macchinina meno di un euro. In Italia dovrei dargli almeno cinque euro per permetter loro di soddisfare gli stessi sfizi!

Il regno degli affari è senz’altro internet, usatissimo dai cinesi per acquistare qualsiasi cosa (primo tra tutti il famoso sito Taobao), dove si possono trovare offerte megagalattiche e comprare giochi o elettrodomestici a prezzi scontatissimi. Io ad esempio ho acquistato un estrattore di succhi di frutta (che in Italia costa diverse centinaia di euro) per l’equivalente di cinquanta euro.

Nei negozi, invece, i prezzi sono cari. Soprattutto nei grandi, moderni shopping mall, dove scarpe e vestiti possono superare tranquillamente i prezzi ai quali siamo abituati in madrepatria. Ma niente paura: ci sono i mercatini cinesi oppure i mercati del fake dove, cercando attentamente tra mucchi di roba dal gusto un po’ troppo “cinese” o di scarsa qualità,  si possono anche trovare alcuni capi carini e ben fatti. Attenzione però: per strappare un buon prezzo in questi posti è necessario essere abili a contrattare, altrimenti la fregatura è dietro l’angolo!

Antonella Moretti

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