Ultima modifica 9 Maggio 2019

Avrei voluto scrivere questo titolo “Tararì tararera solo i cretini non cambiano idea, ma che fatica ammetterlo”.

Sarà un anno che giro intorno a questo titolo.
Ho guardato un video in cui una lettrice, devo dire noiosissima, lo sfogliava tutto e subito ho pensato che fosse geniale, scrivere in una lingua inventata, proprio come se l’avesse scritto un bambino piccolo, ma i disegni non mi facevano impazzire e così l’ho lasciato da parte.

tararì tararera corthusia edizioni

La rete continuava a riproporre questo libro, che in verità è molto famoso e molto amato dal mondo dei piccoli lettori e così facendo si è scatenato in me l’effetto rifiuto: ce l’hanno tutti quindi io non lo voglio.

Sabato, però, alla fiera Tempo di Libri mi sono imbattuta nello stand di Carthusia, l’editore, che naturalmente aveva Tararì tararera proprio in bella mostra. Impossibile resistere all’impulso di aprirlo, sfogliarlo e … comprarlo. Ebbene sì, l’ho fatto. Come una pazza sono stata davanti al libro circa cinque minuti indecisa, poi mi sono allontanata, poi sono tornata indietro, poi di nuovo mi sono allontanata, infine mi sono detta: decideranno i bambini se è bello o no, ma già so che lo ameranno.

Leggere a un bambino è cosa semplicissima, come avrete forse letto nei miei meme su Instagram e Facebook del profilo Mamma Leggimi una Storia: regola numero uno è scegliere un libro che ci convince, quindi mi sono calata nel libro facendo tutte le voci senza pensare a niente, solo lasciandomi trascinare dalle parole in lingua Piripù. Avvertenza che trovate, peraltro, proprio sulla seconda di copertina: “chi amerebbe giocare a palla con una persona che si annoia giocando a palla?”.

L’autrice, Emanuela Bussolati, ha pensato questo libro in una lingua accessibile a tutti i bambini del mondo, così da poter essere letto a tutti senza barriere linguistiche, per il puro divertimento.

Ma, insomma, ci vuoi dire di questo albo?

Avete ragione. La storia è molto semplice, accessibile e riconoscibile a tutti i bambini: la famiglia Piripù esclude il piccolino nella ricerca del cibo proprio perché piccolo. Piripù Bibi si annoia, scappa e si perde. Per fortuna lo trova un enorme elefante, “gonende” in lingua piripù, che lo riporta dalla mamma che per prima cosa … lo sgrida, poi lo coccola e lo bacia. Da quel giorno Piripù Bibi non fece più i capricci.

tararì tararera

Il tutto scritto in lingua piripù, che sembrano versi a caso, ma così non è perché si riconosce chiaramente il significato delle poche parole in ogni pagina ed è spontaneo fare vocine e dare senso a tutto urlando, ridendo, bisbigliando (regola numero due dei miei consigli).

Lo volete ascoltare? Ecco la mia audio-storia!

tararì tararera

Età di lettura, quindi?
Anche 2 anni, perché l’importante è saper ascoltare e ridere!

E chi non lo sa fare?
I miei figli, c’era da aspettarselo, l’hanno adorato e non fanno altro che parlare in lingua piripù: Tararì tararera sesero gnam gnam!

La grafica, posso confermare che non mi fa impazzire anche se la tecnica del collage va molto di moda, devo dire che c’è collage e collage … ovviamente ha vinto il Super Premio Andersen come libro dell’anno 2010 quindi taccio di fronte alla voce del popolo!

Ma quindi, questo Tararì tararera passa l’esame o no? Decisamente si, perché ciò che diverte i miei figli mi riempie il cuore di gioia, certo è che c’è ancora qualcosa che non mi finisce di convincere, ma finché non capisco cosa sia lo leggeremo.

Come ho detto già in occasione della recensione di Cornabicorna, Tararì tararera o lo ami o lo odi, ma se fate parte della schiera che lo rifiuta non sentitevi in colpa: vale sempre la regola che dovete divertirvi anche voi mentre leggete!

Se avete deciso che lo adorate, sappiate che ne esiste il seguito e oggettistica varia reperibile nelle librerie e in rete!

@Riproduzione riservata

Classe 1979, testona per DNA e per vocazione personale. Mamma di due meraviglie (ovvio) della natura Tiziano 2013 e Alice Testaduracomegranito 2015, moglie del mio grande amore Marco che è dovuto gioco forza diventare un folletto saltellante anche lui.

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