Ultima modifica 27 Gennaio 2016
L’hanno definito il best seller dell’anno, la trilogia che ha inaugurato un genere, una sorta di rivoluzione nella letteratura erotico-sentimentale, che avrebbe infiammato animi e parti meno nobili delle donne americane.
Il titolo evoca la profondità delle variazioni che l’occhio umano può cogliere quando guarda un colore.
Eppure, io non riesco nemmeno a finire il primo tomo.
Parlo di “Cinquanta sfumature di grigio”, evocato a gran voce dai magazines femminili, diventato già il must dell’estate 2012, presente sotto gli ombrelloni sulle spiagge, in mano a donne di ogni età ed estrazione socioculturale.
È la storia della giovane Anastasia, che finisce nelle brame pseudo sadiche di Christian Grey (a dir poco originale il cognome, direi….), il quale le propone un accordo tale per cui la ragazza dovrebbe esaudire tutti i desideri sessuali del bel giovin signore, ivi incluse pratiche al limite della violenza fisica. A che pro? Ovviamente lo scopo millantato è quello del piacere. Di lei. Che fino a quel momento nulla di sessuale ha provato nei suoi sonori 21 anni.
La storiella si srotola e prende velocità, passa attraverso la perdita dell’innocenza di Anastasia, fino al primo ingresso nel mondo regolato dalle leggi del suo Dominatore.
Non ho mai letto un Harmony, ma credo che la vivacità intellettual-letteraria della sorridente autrice poco si stacchi dal quel contesto. Tecnica narrativa pressoché inesistente, ripetizioni fastidiose e insensate, dialoghi al limite di quelli che si trovavano nei fotoromanzi anni Ottanta.
Tuttavia, se arrivo a perdonare non senza fatica la leggerezza da libro estivo, non tollero la morale della storia. In quale punto dovremmo sentirci rappresentate nei nostro desideri, come afferma qualche giornalista del ” Guardian”, quando afferma che questo libro conterrebbe “ciò che ogni donna vuole.
Ovviamente”?
Forse si riferisce al passaggio in cui Christian Grey rammenta alla “dominata” che potrà acquistare con la sua carta di credito qualsiasi indumento ed accessorio lei desideri? O a quando lui organizza, per il loro primo appuntamento, una trasvolata con il suo elicottero privato? Di certo, spero, non al punto in cui lei viene sculacciata in malo modo, rea di aver alzato gli occhi al cielo in risposta ad una di lui affermazione.
Debole il richiamo alla teoria freudiana; si narra infatti che lui sia affetto da ansia di controllo, comando e dominazione a causa di una dominazione a sua volta subita durante l’adolescenza da un’amica della madre. Più che retroversione sembra Dinasty, mi vien da dire.
E poi, non per amore di polemica ma per il profondo rispetto che nutro per la semantica, dove sarebbero, di grazia, queste benedette sfumature?
a essere sincera io non ne trovo nemmeno una, altro che cinquanta!
Dove sarebbero l’erotismo, la passione, la trasposizione su carta di quella sensazione di vertigine che da un libro con cotali presentazioni ci attendiamo come la più scontata delle aspettative?
Non credo lo finirò.
Daniel Pennac, uno dei miei veri eroi, mi ha insegnato in “Come un romanzo”, che esistono dei diritti insindacabili del lettore, tra i quali svetta con la sua magnificenza quello di chiudere il libro che si sta leggendo per non riaprirlo più, sebbene non se ne sia ancora apprezzato il finale.
Caro Daniel, grazie per il suggerimento, ma ho una domanda: esiste in questa carta dei diritti anche quello di abbandonare il libro al di fuori dell’abitazione ove si trova la libreria cui sarebbe destinato se si trattasse di un libro vero e non di un’abile strategia di marketing editoriale per un target dai gusti discutibili?
Valentina Cozzoli
Ho letto il grigio, poi il nero ed ora sto finendo il rosso…….per curiosità l’ammetto ma anche per vedere fino a che punto noi lettrici ( perché di sole donne si tratta ) siamo considerate sciocche e prive di neuroni.. Mi sono venute in mente alcune considerazioni e credo, che a lettura finita, ci vorra’ un post!!!! La tua analisi e’ molto acuta e concordo.
Non posso che condividere il tuo pensiero Valentina,non ho letto il libro , ma amo Pennac… e ognuno ha il diritto di non finire un libro…
Per contro io ho amato e divorato “undici minuti” di Paulo Coelho. Da leggere fosse solo per cacciare dalla mente i falsi moralismi…solo cosi lo si può apprezzare…non è un libro sull’amore…è un libro sull’arte dell’amore…che va al di là di ciò che è convenzionalmente definito con l’espressione “fare l’amore”.