Ultima modifica 20 Aprile 2015
Ciao, ciao 2014 e benvenuto 2015!
Benvenuto? Sarà davvero l’anno della rinascita, l’anno da prendere con ritmo il nuovo leit motiv del nostro premier?
Dopo gli sfracelli dell’ultimo periodo berlusconiano, quando lo spread era salito alle stelle (per colpa, o merito di chi lo sapremo mai?) e dopo le delusioni montiane, il ciclone Grillo e la disfatta bersaniana, l’avvento di Letta aveva, forse, suscitato un barlume di speranza, ma ,,,,,,,,,,
Torniamo indietro di un anno esatto: Letta al governo con una maggioranza ballerina, con le esternazioni sempre più ironicamente contrarie del segretario del suo partito che, comunque lo rassicurava, a parole, però, soltanto a parole.
Infatti, appena passato gennaio, con un’azione, a dir poco eticamente scorretta, lo defenestrava e ne assumeva l’incarico, con il beneplacito del suo partito e del Presidente della Repubblica, lui non era un tecnico, bensì un politico che non era passato dalle forche caudine delle elezioni.
Lui aveva, a parer suo, una giustificazione importante, tale da rendere indispensabile il suo mal oprare: la lentezza esasperante con la quale il suo predecessore procedeva, lentezza che stava arrivando ad un vero e proprio stallo, perciò urgeva un deciso cambio di rotta.
Per questo lui si era sacrificato, aveva cancellato le riserve che diceva di avere, aveva tolto la fiducia a Letta e si era proposto per quell’incarico.
Era chiara, anche al più sprovveduto degli italiani, la consapevolezza di un urgente ed indispensabile virata di 180° per portare fuori dalle secche in cui si era impantanata questa nostra povera nave Italia ed era altrettanto chiaro che la maggior parte di noi non nutriva neppure un briciolo di fiducia nei politicanti di sempre.
Per questo, forse, era stato accolto con simpatia e speranza il baldanzoso nuovo personaggio, così diverso nel linguaggio e nei modi, così diretto, così studiatamente semplice da conquistare molti con la sua nomea di rottamatore, ma………..
Se Letta agiva lentissimamente, come ha agito Renzi?
È, ormai trascorso quasi un anno ed è tempo di bilanci.
Tutto si ferma in superficie, perché se si guarda dietro la facciata c’è forse qualcosa di diverso?
Quante le promesse mancate, quanti gli annunci senza seguito, quanti impegni disattesi, anzi dimenticati!
Ma se si crede nei sondaggi tutto questo ha appena, appena scalfito la fiducia che molti ancora nutrono nei suoi confronti, io mi sono spesso chiesta il perché.
Forse perché una buona parte di noi è affascinata dall’alone di vittoria che lo circonda?
Forse perché molti non vogliono o non sono in grado di vedere dietro la facciata?
Forse perché si lasciano imbambolare dal suo profluvio di parole, dall’impressione che stia parlando con ognuno di noi?
Forse perché le sue, poche, realizzazioni ( vedi i famosi 80 euro) sono continuamente sbandierati e percepiti da chi ne beneficia, mentre il denaro che occorre per concederli è racimolato senza chiasso, in modo nebuloso, non percepito ne percepibile ai più, nemmeno da coloro a cui vengono estorti con provvedimenti sottaciuti?
O forse perché il nostro e bravo nell’attribuirsi il merito di quello fatto e di quello al di la da venire, ma che da per acquisito, mentre è altrettanto, o forse di più, bravo a dare la colpa ad altri di quello che non realizzato?
Insomma lui farebbe, ma …………….
Ora ci ha ammanito una nuova serie di annunci, di problemi che si appresterebbe a risolvere, di leggi che sono in via di modifica, ma dei quali c’è poca traccia se non nelle sue parole.
Una cosa ci è apparsa chiara in questi 11 mesi di governo è il fatto che lui non programma veramente, ma dilaziona, si occupa dei problemi non quando appaiono o si presentano, ma soltanto all’ultimo minuto, quando i provvedimenti non sono più prorogabili, ma anche allora poco o nulla di definitivo, quasi sempre solo tracce, modificabili da lui o dall’altra delle camere, magari una legge delega non ben delineata, anzi tra solchi così leggeri, facilmente valicabili.
L’attuale Presidente della Repubblica ha dichiarato, più volte, di essere prossimo alle dimissioni, ma Renzi non se ne da pena, non ci pensa, dice lui che lo farà non appena Napolitano le avrà firmate, ma, visto il pregresso, non sarà un po’ tardi per pensarci?
O, forse, pensa che, anche questa volta, lo spettro delle sue dimissioni, di nuove elezioni, senza una legge elettorale valida, gli possa dare una mano e far eleggere il candidato da lui proposto all’ultimo minuto?
Forse sta giocando sul fatto che all’orizzonte non è apparso un candidato valido che lo possa contrastare, non nel partito di cui si è appropriato, non nella divisa opposizione.
Non qualcuno che possa raccogliere dietro di se un numero sufficiente di elettori .
Fida, forse, nello zoccolo duro degli ex pds?
Certo che uno che si vanta di aver raggiunto il 41% dei voti, senza mai ricordare che quella percentuale non si riferisce agli aventi diritto al voto, ma solo a quelli che si sono recati alle urne.
Nel frattempo, mentre i ministri tutti si mostrano ottimisti e ci predicono un 2015 migliore, giorno dopo giorno, i dati statistici, qualunque essi siano e da qualunque ente elaborati, ci mostrano la, ormai solita, discesa verso il fondo.
Pessimismo?
No una sana realtà.