Ultima modifica 10 Ottobre 2019

Lunedì mattina un terremoto di magnitudine 6.1 si è verificato a nord di Osaka. E’ stato avvertito in tutta la nostra zona, compresa la cittadina in cui abito.

Io e mio figlio eravamo in casa. Mi stavo preoccupando per la pioggia prevista in giornata, mio figlio si era appena svegliato e stava dando l’assalto alla sua colazione. Mi sono spostata nella camera da letto, mi aspettava una mattinata impegnativa e volevo mettere il cellulare in carica. Lo avevo appena collegato al caricabatteria, quando la casa ha cominciato a tremare.

“Terremoto!”

Il primo pensiero è stato il rassicurante “siamo nella prefettura di Nara, qui il terremoto dura pochissimo”. Mentre saltavo fuori dalla camera però mi sono resa conto che le cose stavano andando diversamente.
terremoto osakaPrima di tutto il pavimento si agitava (noi abitiamo al primo piano, mia suocera al piano terra della stessa casa), e il muro del soggiorno ondeggiava da sinistra a destra.
Ho chiamato mio figlio e gli ho detto di rimanere fermo, sono arrivata dentro la stanza e ho guardato sotto il tavolo.

terremoto osakaLe regole di comportamento in caso di terremoto dicono che per prima cosa bisogna rifugiarsi sotto al tavolo e aspettare che le scosse si calmino. Ma io ho preferito scendere al pianterreno e uscire all’esterno della casa dopo aver recuperato anche mia suocera.

Penso che le norme di comportamento in caso di terremoto siano più che corrette, ma le ho trasgredite ugualmente.

La ragione è stata il movimento del pavimento.

Noi abitiamo al primo piano, la casa dei suoceri (che prima era una casa unifamiliare a due piani) è stata ristrutturata e divisa in due unità abitative singole. Però il piano superiore risulta comunque meno stabile.

terremoto osaka
Avevo una gran paura che il pavimento crollasse, e per questo ho preferito scendere ed uscire. Tenete presente che in ogni caso le case giapponesi sono piccole, e quindi la descrizione dei miei movimenti durante la scossa deve essere inquadrata nell’ambito di spazi ristretti e facili da colmare.

Torniamo a lunedì. Siamo rimasti fuori da casa per un pò, siamo rientrati e ho chiesto a mio figlio di restare con la nonna al piano terra. Lui ovviamente non era d’accordo, era preoccupatissimo… per i suoi giocattoli e per la televisione che avevamo lasciato accesa per scappare fuori.

Sono tornata a riprendere il cellulare, e ho scattato al volo delle foto alla nostra casa. Ho spedito un messaggio a mio marito, e lui mi ha richiamato immediatamente, chiedendomi notizie della sua moto…

Ahaha, l’importante è che tutto ciò a cui si tiene venga messo in salvo, giusto?

Dopo aver mandato il messaggio a mio marito siamo tornati dentro casa.
La situazione era decisamente complicata, il contenuto degli armadi e dei cassetti era era stato “sparato” via e i lavandini andavano sgombrati. Per prima cosa ho liberato i punti essenziali della casa, con un occhio al cellulare per l’arrivo di eventuali allarmi (i telefoni giapponesi avvisano in caso di terremoto, l’anticipo e’ brevissimo ma in ogni caso e’ un gran servizio).

Dovevo uscire con mia suocera per delle commissioni, e quando ho finito di sistemare l’essenziale siamo usciti in tre (l’asilo di mio figlio era stato chiuso).

Avevo paura.

Non sapevo esattamente cosa avrei fatto in caso di scosse mentre ci trovavamo in auto. Alla stazione c’erano tante persone: i treni erano fermi, e con loro si erano dovuti fermare tanti studenti e impiegati che andavano a cominciare la giornata.
Noi abbiamo sbrigato le nostre commissioni (mia suocera doveva andare in banca), e siamo tornati al parcheggio. A quel punto ho proposto di andare a mangiare il sushi.
Oltre ai motivi di gola, se ci pensate, era l’unica soluzione possibile (almeno per me e mio figlio), visto che avevamo tutta la casa per aria.

Io, ovviamente, continuavo a guardarmi intorno con paura, ma mia suocera e mio figlio si sono fatti onore (ma quanto mangia mia suocera?). E dopo questo siamo finalmente tornati a casa, a pancia piena e di buon umore. E da lì e’ cominciato il mio lavoro in casa, raccogliere e sistemare tutto, e preparare magari qualcosa di buono per la cena. Durante la serata c’è stata un’altra scossa, e mi sono resa conto che ansimavo mentre il cuore mi batteva a mille. Ma per fortuna dal giorno successivo in poi ci sono state solo delle leggerissime scosse di assestamento.

E così è passata tutta la nostra settimana.

Senza mai abbassare la guardia, perchè tutti gli esperti avevano messo in conto il rischio che si potesse avvertire una nuova scossa, probabilmente più forte della precedente. E con una paura, sottile, che non mi abbandonava mai…

Una paura con mille facce, che passava dal desiderio di non allontanarsi dai familiari per essere disponibile in caso di bisogno, al timore che mi assaliva quando pensavo di dover prendere un treno, o al semplice pensiero di restar bloccata troppo lontano da casa in caso di nuovo stop del trasporto ferroviario. Ho preso un giorno di riposo dal lavoro, e ho passato questa settimana cercando di non allontanarmi troppo. Soltanto venerdì, e tra mille dubbi, sono arrivata alla stazione ed ho preso un treno per andare qui vicino, a Nara, per fare delle commissioni.

Certo, avrei potuto prendere la macchina, ma il punto era proprio superare il timore di salire in treno. Con qualche batticuore ho superato la mia paura, e così mi sono preparata per la giornata del sabato mattina in cui vado a fare lezione a Osaka (40 minuti di tragitto, con tanto di cambio treno lungo la via).

Stavo per concludere il mio discorso dicendo che il peggio sembra passato, e spero di non sentire più nessuna scossa di assestamento nella settimana che sta per cominciare, ma c’è appena stata una nuova scossa… Breve, e di magnitudo decisamente inferiore rispetto a quella di lunedì. Ma il mio cuore ha di nuovo cercato di uscir fuori da petto.

Che vi posso dire? Continueremo a fare attenzione, e incroceremo tutto il possibile per passare una settimana tranquilla. Io ci credo davvero, e so che in caso di bisogno mi trovo in un paese che è preparato a cose del genere, e che se devo scappar fuori di casa la porta di ingresso è molto vicina.

Vivo in Giappone dove insegno agli adulti che vogliono imparare la mia lingua, mi sono sposata e, quattro anni fa, è arrivato il nostro piccolino. Dopo di lui sono arrivate pure delle soddisfazioni sul lavoro, e ho cominciato a lavorare per un'università della zona in cui vivo.

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