Ultima modifica 2 Dicembre 2024

Lo avevo annunciato nel mio primo articolo, la mia rubrica si occuperà spesso di musica.

 Qualche giorno fa, consultando svogliatamente il sito del Corriere della Sera, la mia attenzione è stata d’improvviso catturata da un articolo di spettacolo a margine della home page:

“Anna, la rapper regina delle classifiche: live sold out a Milano. Sul palco anche Tony Effe.” 

Caspita, una vera e propria pop star a quanto pare, un’artista in vetta alla classifica degli album più venduti nel 2024, un fenomeno che fa il tutto esaurito al Fabrique di Milano (al Fabrique di Milano, mica al Mastro Cola di Canicattì!)… e io non ho la benché minima idea di chi essa sia. Tony Effe poi, chi sarà mai costui?

Mi incuriosisco, inizio la mia brava ricerca, e scopro che Anna, al secolo Anna Pepe, è una rapper italiana classe 2003, salita alla ribalta nel 2018 con il singolo Bando.
L’età della ragazzina spiega la mia ignoranza circa la sua esistenza, avendo io raggiunto la veneranda età di 43 anni.
Insomma, posso permettermi, senza particolari sensi di colpa, di sentirmi distante anni luce da tutta quella scena musicale che negli ultimi anni ha catturato i timpani (e ahimè, i cervelli) di moltissimi giovani e giovanissimi:

sto parlando della musica trap.

Inutile che vi narri le origini di questo genere musicale, né i motivi per cui, a mio avviso, l’accostamento tra la parola “trap” e la parola “musica” risulta quanto meno azzardato. Vi basti sapere che lo slogan di una delle radio storiche più in voga in Sicilia è: Niente raggaeton, niente trap, niente musica di me**a. 

trap

Trap: un fenomeno da approfondire

Ma veniamo al punto. Perché è importante conoscere approfonditamente questo fenomeno, i suoi epigoni (come Anna e Tony Gi, chiunque esso sia) e le ragioni del suo prorompente dilagare tra le giovani generazioni?
Semplice e brutale: perché, se lo osserviamo al di là delle sue mere manifestazioni estetiche – già rivelatrici di una certa vena di gratuita volgarità – possiamo scandagliare criticamente le sconfortanti implicazioni pedagogiche che siffatta forma d’arte ha sulle nuove generazioni.
Le nuove generazioni, i miei figli e i vostri figli, scusate se è poco.

Ecco dunque uno stralcio del testo di una delle più famose canzoni di Anna:

Jäger con la cola, ah, schimico al McDonald’s, ah
Mi guardano male, mentre vedo tutto viola, ah
Baby, tu devi tenere a bada la tua tr**a, ah
Prima che gli tagliamo la testa come i boia, ah
Ogni pu*a che mi insulta è così brutta che sta sempre a casa
Sono distrutta sulla luna, ma senza la NASA
Il fidanzato me lo mangio che dietro mi sbava
Meglio se fai la brava (Meglio se fai la brava)

 Ora, con buona pace di Radio Deejay che in queste strofe vede la celebrazione de “l’immagine di donne forti, autonome e provocatorie, che rifiutano le aspettative tradizionali e vivono secondo le proprie regole”, asserendo poco dopo, in un parossismo di interessata ottusità, che “il testo sembra quindi celebrare la libertà personale, la ribellione contro le norme sociali e l’autoaffermazione”, quello che io leggo è niente più che la quintessenza della volgarità, della violenza, del degrado sociale e chi più ne ha più ne metta.

Se la Libertà è questa

Io immagino che nemmeno i più facinorosi tra i sessantottini pensassero che “la ribellione contro le norme sociali e l’autoaffermazione” si dovesse esercitare tagliando teste, schimicando (voce del verbo che diavolo significa) o mangiando fidanzati che sbavano. Ah, forse Tony Acca è il fidanzato di Anna?

Ci sarà pure una ragione se persino il Codacons, sull’onda lunga del terribile omicidio di Giulia Cecchettin,  si sia scomodato per denunciare quanto i testi dei brani trap siano infarciti di frasi inneggianti alla violenza sulle donne (anche quelli di trapper di sesso femminile) nonché all’uso di armi, di sostanze stupefacenti, di soldi facili e via delinquendo. La questione è delicata, poiché un genitore di buon senso che intenda salvaguardare il proprio figlio da certi insani messaggi veicolati da questa musica, non è raro che debba scontrarsi con il bisogno di appartenza al “branco” tipico dell’età adolescenziale, innescando dissapori che potrebbero deteriorare irreversibilmente il rapporto parentale.

È fuor di dubbio che se la trap – fecondo crogiolo di disvalori – gode di tale inarrestabile popolarità, posto che l’arte sia il riflesso della società in cui viviamo, è consequenziale che le nuove generazioni stiano soffrendo il deterioramento dei valori (morali, civili, sociali, culturali, religiosi) che il mondo occidentale sta attraversando negli ultimi decenni.
C’è un vuoto pneumatico intorno a noi: i genitori hanno perso la loro rilevanza di educatori, facendosi dei propri figli poco più che amici, confidenti; gli insegnanti, impotenti, hanno visto sgretolarsi anno dopo anno la propria autorevolezza, sgridati dai genitori se troppo severi con i loro pargoli, assaliti dagli alunni se troppo malleabili in classe; i maestri di musica, gli allenatori, vengono progressivamente accantonati per i più agili, asettici ed economici tutorials su You Tube; stanno progressivamente sottraendo ai nostri figli persino la certezza di essere maschietti o femminucce a seconda dell’organo genitale con cui si è nati. L’elenco di ciò che non c’è (o che non c’è più) potrebbe continuare ancora a lungo.

Il Nulla avanza

È un Nulla che avanza inesorabilmente, come ne La Storia Infinita di Ende, e quest’assenza, queste assenze, in qualche modo devono essere colmate, pena l’esclusione, la marginalizzazione.

musica

“Atreyu: Ma cosa è questo nulla?
Gmork: E’ il vuoto che ci circonda. La gente ha rinunciato a sognare
, ed io ho fatto in modo che il nulla dilaghi.
Atreyu: Ma perché?
Gmork: Perché è più facile dominare
 chi non crede in niente.”

Ecco, la musica trap, così popolare tra i giovani, evidentemente sta funzionando da insalubre riempitivo per tutta quella pletora di fanciulli e fanciulle che intorno sentono solo assenza e non la salvifica sensazione che qualcuno (Anna, Tony Elle o chi per loro) li stia dominando.

Per concludere, due dilemmi: rispetto alle derive da me denunciate, quante e quali responsabilità abbiamo noi adulti verso i nostri ragazzi? Ma soprattutto, chi è Tony Emme?

Mi chiamo Ivan Randazzo e sono nato a Catania, città dove vivo tuttora, il 27/09/1981. Lo stesso giorno di Francesco Totti e Jovanotti, per sfortuna. Sono padre di due bambini meravigliosamente fantastici e dopo più di vent'anni di conoscenza sono ancora innamorato di mia moglie, incredibile ma vero! Ho frequentato la Facoltà di Lettere Moderne ma, a pochi passi dal conseguimento della laurea, in polemica con il mondo accademico in vistoso degrado etico e culturale, ho deciso di abbandonare gli studi (quelli istituzionali intendo) e di accettare un'allettante proposta di lavoro. Scrivo poesie, racconti per l'infanzia e articoli su tematiche varie. Inutile sottolineare che amo leggere, quando e dove posso. Se dei ladri decidessero di scipparmi rimarrebbero delusi, dentro la mia borsa troverebbero più libri che contanti. Nel 2022 ho pubblicato, per la casa editrice Akkuaria, la mia prima raccolta poetica dal titolo "Metapensieri". Sono una persona umbratile, tendente al malinconico, anche se non mi tiro mai indietro quando c'è da farsi quattro belle sane risate tra amici. Il mio motto? "Vorrei essere come i pesci, che sanno vivere annegati"

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