Ultima modifica 10 Febbraio 2020

“Sara, svegliati è primavera…” Alzi la mano chi, tra le mie omonime e coetanee (classe 1980), non si è mai sentita apostrofare con questo verso della celebre canzone di Antonello Venditti.

restare incinta

A me è capitato parecchie volte, e ogni volta pensavo alla storia raccontata dal cantautore.

Un’adolescente incinta, derisa dalle coetanee, col pancione che non entra nel banco di scuola e il fidanzato che “mi devo laureare, forse un giorno ti sposerò”.

E pensavo anche che, tutto sommato, nel diventare mamma da ragazzina non ci fosse nulla di disdicevole.

Eppure il comune sentire ritiene che la maternità, per un’adolescente, sia la fine di tutto. Studi, amicizie, relazioni, ingresso nel mondo del lavoro. Tutto finito, “poverina”.

Un film uscito al cinema di recente e che ha destato l’interesse di molti parla proprio di questo tema.

Si tratta di 17 ragazze.

Un film francese, diretto da due sorelle, le registe Coulin, e indirizzato soprattutto al pubblico femminile. E’ tratto da una storia vera.

Nel 2008, nel Massachusetts, diciassette teenagers tra i quindici e i sedici anni fecero un vero e proprio patto per restare incinte insieme.

Un sogno, la realizzazione di una società di mutuo soccorso tra giovani mamme, senza adulti e soprattutto dove il maschio non c’è: è servito solo come “inseminatore”, usato e in un caso addirittura pagato per raggiungere lo scopo.

Quello che desta interesse è il fatto che, secondo me, nella nostra frenetica vita occidentale l’orologio biologico sia stato messo in stand-by.

E’ difficile trovare un momento “perfetto” per avere un figlio: prima si studia, ci si diploma; poi l’università, perché senza un pezzo di carta non si va da nessuna parte; poi magari un master, un’esperienza all’estero, e l’eventuale relazione amorosa, la convivenza e un progetto familiare vengono accantonati. Oppure si va a vivere col proprio amore, ma ci sono tante spese, e il lavoro non è sicuro, e intanto si passano i trent’anni e la riserva ovarica si riduce drasticamente.

Eppure, secondo natura, dopo la pubertà saremmo pronte per la procreazione.

Ovviamente non è più come poco più di cent’anni fa, quando la vita media era di quarant’anni e quindi bisognava sbrigarsi a metter su famiglia. Io stessa sono felice delle scelte che ho fatto, di essermi laureata, di aver viaggiato e vissuto solo col mio amore prima di avere una figlia, e proprio a nostra figlia auguro di poter fare altrettanto.

Tuttavia, che lo abbiano fatto come gesto di ribellione o di incoscienza, quelle ragazzine del Massachusetts,Tro che hanno messo al mondo altrettanti bimbi, hanno la mia ammirazione, se non altro perché hanno voluto dare alla luce un sogno.

La redazione del magazine. Nato nel maggio 2013, da marzo 2015, testata registrata al tribunale di Milano. Mamme di idee rigorosamente diverse commentano le notizie dell'Italia e del mondo, non solo mammesche.

LEAVE A REPLY

Please enter your comment!
Please enter your name here