Ultima modifica 23 Ottobre 2019
Il nostro corpo è composto per una strabiliante percentuale da acqua. La media è addirittura del 75% per i cuccioli che si sono appena affacciati alla vita e questo, loro, lo percepiscono in modo istintivo. Trascorrono ben quaranta settimane a fare capriole nel liquido amniotico e, una volta usciti dal rassicurante pancione materno, non trovano difficoltà a muoversi in un ambiente a loro congeniale.
Fino all’età di sei mesi, infatti, il bambino mette la testa sott’acqua con naturalezza, chiude automaticamente l’epiglottide e interrompe la respirazione, anche se solo per pochi secondi. Introdurre all’acquaticità significa naturalmente proporre e non forzare, rispettare le reazioni del bebè senza stupirsi troppo se mostra qualche remora. Le indicazioni degli esperti sono sempre di base, poi è compito del genitore o di un istruttore attento e qualificato valutare se il piccolo gradisce o meno sguazzare in acqua.
La nostra fisiologia è strettamente legata all’acqua. Nuotiamo ancora prima di nascere; nasciamo, a volte, nell’acqua. L’acqua costituisce un’ottima preparazione fisica e psicologia al parto e, se ci abbandoniamo con fiducia alla sua benefica carezza, può accompagnarci in tutte le fasi della vita: dal primo vagito fino all’anzianità.
Nuotare in gravidanza e subito dopo, assieme al nostro pesciolino
Durante la gravidanza l’acqua può aiutare ad assumere un atteggiamento positivo e a riconquistare energie preziose. Grazie alla sensazione di leggerezza offerta dal galleggiamento è molto più facile tonificare i muscoli a livello generale e migliorare la circolazione, in particolare quella delle gambe.
Nella ginnastica post partum le neo-mamme, attraverso l’allenamento in piscina, riacquistano il proprio equilibrio psicofisico, ripristinando rapidamente il tono muscolare e recuperando la funzionalità del perineo.
Questa attività è spesso associata alla pratica del Baby Nuoto, che consente uno sviluppo affettivo, cognitivo, linguistico, motorio e relazionale attraverso l’acqua. Nuotare assieme al proprio piccolo a pochi mesi dal parto è particolarmente indicato per la mamma, attività alla quale sarebbe bello partecipasse anche il padre. Immergersi tutti assieme in piscina è utile per consolidare la nascita della nuova famiglia e il bambino, grazie al sostegno di mamma e papà, acquisisce un approccio sereno e piacevole con l’acqua.
Calarsi precocemente in vasca è per il bebè un’attività stimolante anche a livello psicofisico, perché gli consente di effettuare movimenti e esplorazioni che difficilmente riuscirebbe a compiere fuori dall’acqua.
Last but non least, l’acqua ha un naturale effetto rilassante per i pesciolini più irruenti. Non assicura otto ore filate di sonno notturno ( i genitori dei cuccioli cronicamente insonni ripongano altrove le loro speranze ), ma rappresenta comunque un’ottima fonte di relax per il piccolo.
E, se veramente ciò garantisce un’oretta di nanna in più, ovviamente anche per i genitori.
Quali sono i vantaggi del nuoto per i bambini?
Alcuni si tuffano a capofitto in mare aperto con le pinne il fucile e gli occhiali, certi saggiano il terreno – pardon! l’acqua – con la punta dei piedini e giudiziosa circospezione, altri gridano anche solo alla vista del soffione della doccia. Le reazioni dei bambini nei confronti dell’acqua sono molteplici, come è ovvio che sia, ma secondo alcuni esperti si può tentare un approccio già attorno ai tre mesi di vita.
Fino ai tre anni è indispensabile la presenza di mamma o papà in vasca per regalare sicurezza al piccolo. L’acqua riproduce egregiamente l’effetto avvolgente e rasserenante del pancione ed è il linea di massima un ambiente assolutamente congeniale al bambino: il contatto pelle a pelle con un genitore, le carezze dell’acqua tiepida, il senso di libertà, e soprattutto il divertimento reciproco, sono gli ingredienti ideali per condividere con il proprio piccolo una fantastica esperienza di esplorazione e gioco.
I benefici che se ne traggono sono molteplici:
– il bambino acquisisce stimoli alle percezioni ed emozioni.
– rafforza il rapporto tra i genitori e il bambino.
– fa sì che si crei tra il bambino e l’acqua una relazione tale per cui questa poi diventi una sorgente di stimoli per il suo sviluppo psico-fisico, come ad esempio compiere alcuni movimenti che non è ancora in grado di effettuare a terra.
– aumenta la fiducia in se stessi e la capacità di apprendimento.
– far crescere l’indipendenza dei neonati preparandoli ad un futuro corso di nuoto.
– tranquillizza le mamme e i papà dei cuccioli più irruenti: il nuoto è sicuramente salute psicofisica, ma è anche e soprattutto sicurezza.
Nuoto agonistico. Non tutti nascono campioni.
Come comportarsi quando un bimbo già grandicello manifesta un’evidente abilità nel nuoto e abbiamo la sensazione di aver messo al mondo non il nostro erede, ma quello di Massimiliano Rosolino? Evitando, se possibile, che il demone dell’orgoglio annebbi la nostra lucidità. Se ci facciamo prendere la mano, riusciremo a liberarcene soltanto sottoponendoci a esorcismi multipli.
Parlando seriamente: non tutti i bambini portati per il nuoto lo sono automaticamente anche per l’agonismo. E’ necessaria tanta resistenza, dedizione, voglia di emergere. Il nuoto praticato a livello agonistico richiede sacrifici durissimi per il bambino, in primis, e secondariamente anche per chi deve affiancarlo.
L’abitudine all’attività fisica e a un corretto stile di vita sono alla base di un’efficace maturazione psicofisica, ma l’agonismo è un qualcosa che richiede doti difficilmente riscontrabili in qualsiasi bambino semplicemente bravo in acqua. Molti bambini nascono con ottime capacità natatorie, ma non tutti nascono campioni.
Basta capire questo, e saremo già riusciti a portare avanti metà del complicatissimo mestiere di genitore. Comprendere che un felice cammino di vita non necessariamente deve essere costellato di medaglie ci aiuterà ad ascoltare i reali bisogni dei nostri figli, non i nostri.
Lasciare che scelga senza alcuna pressione è l’unico vero atto d’amore dovuto a un figlio, il più difficile. Crescerlo come un individuo libero negli intenti, nei sentimenti e nelle passioni farà di lui un vincente nella vita, sempre. Anche se non poggerà mai i piedi bagnati sul primo gradino di un podio e non ci sarà nessuno a chiamarlo “campione”.
Il nuoto ha i capelli bianchi
Le cause che determinano un invecchiamento più o meno precoce sono naturalmente legate a fattori genetici. Ma queste caratteristiche non sono totalmente rigidi, bensì influenzabili. E’ sufficiente adottare accorgimenti di vita ormai stranoti per aggiungere al proprio calendario biologico qualche anno di vita in più.
Muoversi il più possibile, mangiare sano, praticare attività fisiche piacevoli e rilassanti e, perché no, anche legate alla sfera sessuale, aiuta a prevenire le malattie tipiche dell’età avanzata e può contrastare l’insorgere di patologie come l’osteoporosi o i disturbi della socializzazione.
Anche la sfera psichica è strettamente legata all’incedere del tempo. Si diventa più misantropi, si fatica a relazionarsi con gli altri, si assiste a una progressiva modificazione della voglia di socializzare che può sfociare, in alcuni casi, nella depressione.
Lo sport, soprattutto se praticato in acqua, riconsolida la mobilità dell’anziano, ma non solo. La piscina, e tutto l’ambiente che la caratterizza, sono un ottimo veicolo per stimolare e ricreare situazioni e opportunità che aiutano a sentirsi più giovani. E anche, fra uno schizzo e l’altro, a ritornare un po’ bambini. A rifletterci bene, non è proprio questo il segreto dell’eterna giovinezza?