Ultima modifica 19 Dicembre 2015
In passato, in un altro articolo, ho parlato della possibilità di allattare i bimbi adottivi al seno. Ovviamente parliamo di bimbi piccolissimi e quindi non sono tanti i bimbi che possono usufruire della tecnica pratica all’allattamento.
Quello che non vi ho detto è che quasi tutti i bimbi adottivi, a qualsiasi età siano essi inseriti in famiglia, chiedono di attaccarsi al seno.
Spesso questo è un momento vissuto con sorpresa o addirittura con imbarazzo, invece è una cosa non solo molto frequente ma anche importante. È importante vivere questo momento con estrema naturalezza e per questo bisogna essere preparate a tale richiesta, cosa a volte difficile per la mancata preparazione che i corsi fanno su questo argomento. Pochi giorni or sono, Fabrizia, la mamma che vi ho presentato la settima scorsa, mi ha mandato questo racconto sul suo “allattamento adottivo” che mi sembra un ottimo esempio su come può essere vissuto questo momento.
Fabrizia racconta: «La mia lunghissima gestazione di mamma adottiva mi ha dato l’opportunità di elaborare diversi aspetti della maternità, tra cui parto e allattamento. Riguardo a questi, solo una psicologa, nel corso di una delle tantissime attività preparatorie a cui spesso obtorto collo abbiamo dovuto partecipare, ha spiegato con parole chiare e semplici quanto può avvenire con i bambini adottivi. Mio figlio è di origine africane, ha sette anni, ci ha atteso per due anni perché il referente locale dell’ente ha ritenuto di prepararlo a essere adottato e ha una grandissima capacità di elaborazione di pensieri complessi che mi ha stupito fin dal momento in cui l’ho finalmente avuto tra le mie braccia. Dopo pochi giorni dal suo arrivo a casa guardava insistentemente il mio seno. Un giorno, mentre lo aiutavo a lavarsi mi dice: “mamma, tu non hai altri bambini oltre a me, vuol dire che non hai mai dato il latte a nessuno”.
Totalmente prevalente alla sprovvista, gli ho risposto velocemente che aveva ragione, ma dopo un paio di minuti il piccolo mi incalzava nuovamente chiedendomi: “mamma, lo sai che la mia mamma africana mi aveva detto che non mi aveva mai allattato?”. Questa volta, memore di quanto ci aveva detto la psicologa, la risposta era già pronta: ” tesoro, se vuoi succhiare il mio seno non c’è nessun problema, sappi però che non può uscire latte ma solo tanto amore“. Ho visto dipingersi un sorriso sul suo volto e, con molto garbo e dolcezza, ha cominciato ad attaccarsi al mio seno. Sebbene avessi messo in conto che questo avrebbe potuto accadere, comunque mai mi sarei aspettata il modo in cui tutto è avvenuto e quello che ho provato. Mio figlio è stato di una tenerezza straordinaria e io, che avevo ormai sepolto il desiderio di provare l’emozione dell’allattamento, mi sono sentita destinataria di un dono infinitamente grande.
All’inizio il piccolo è stato molto discreto nei confronti del papà, nei giorni successivi sempre più a suo agio anche con papà. Ora il piccolo ha soddisfatto la sua necessità e mi chiede di attaccarsi al seno solo quando ha un particolare bisogno di coccole o si sente in difficoltà per qualche motivo.
Ma non è finita qui. A un mese circa dall’arrivo in Italia, improvvisamente una mattina il mio angelo mi chiede di tornare a letto e di fargli tante coccole; mio marito era impaziente perché dovevamo uscire per delle commissioni urgenti, ma ha assecondato il desiderio del piccolo. Appena infilati entrambi sotto le coperte, mio figlio si mette sotto la mia camicia da notte in posizione fetale con la testa appoggiata sul mio cuore e mi dice: “Mamma, sono nella tua pancia”. Sono stata colta di sorpresa ancora una volta! Mio marito, nell’altra stanza, aveva sentito tutto ed è rimasto in silenzio ad ascoltare. Dopo non più di 5 minuti, il mio piccolo mi dice: “mamma, adesso voglio nascere, chiamiamo il dottore”; mio marito allora arriva da noi e fingendosi un medico comincia a darsi da fare per “farmi partorire”. Una volta tirato fuori dalla mia camicia da notte, il piccolino finge di piangere e dice a mio marito: “papà, adesso non sei più il medico, sei il mio papà”; mio marito
prontamente lo prende tra le braccia come fosse un neonato e lo mette sopra alla mia pancia.
Il mio angelo ovviamente vuole il latte e comincia a succhiare il seno. Alla fine mi dice:” adesso sono un bambino nuovo, dovete darmi un nome nuovo”. Gli abbiamo così raccontato che per noi lui è sempre stato il nostro F. e da quel momento il piccolo ha voluto che facessimo la richiesta in Prefettura di aggiungere al suo nome anche F..
Ha voluto “nascere” almeno altre 20 volte e lo abbiamo sempre assecondato. Per quanto preparati, io e mio marito abbiamo vissuto con grande gioia ma anche con grande apprensione queste esperienze, in particolare quella del parto. Di fatto, la psicologa che ce ne aveva parlato, sosteneva che il parto sarebbe avvenuto quando nostro figlio avrebbe avuto la consapevolezza e la volontà di “adottarci”, non ci aspettavamo certo che questo sarebbe avvenuto dopo un solo mese di vita con noi.
Abbiamo sentito la necessità di confrontarci con la psicologa dei servizi sociali dell’ u.l.s che segue il nostro iter adottivo da tre anni; anche lei è rimasta molto sorpresa e ha concluso che il piccolo ha una notevole capacità di elaborazione delle situazioni, delle emozioni e dei pensieri e che dovrà lei stessa affrontare con gli aspiranti genitori adottivi le questioni dell’allattamento e del parto per evitare atteggiamenti inopportuni da parte dei genitori adottivi nei confronti dei bambini.
Fortunatamente io e mio marito, per quanto sconcertati e sorpresi, abbiamo saputo far fronte a quanto nostro figlio ci ha richiesto ma credo che, sebbene molto superficialmente, il fatto di sapere che potevano arrivare queste richieste ci ha aiutati a non commettere errori. Dopo “l’ultimo parto”, io e mio marito eravamo esausti ma davvero felici di aver potuto provare tanta gioia grazie al nostro meraviglioso figlio.
F. in meno di un anno e mezzo da quando è arrivato qui ha fatto passi da gigante. Mi ritrovo spesso a condividere più agevolmente le piccole criticità di F. con le mamme biologiche di bambini coetanei di F. che non con mamme adottive che hanno “sulla carta” una situazione simile alla mia. Per mio figlio la vita è gioia, si arrabbia e risponde a tono, quando qualche persona inopportuna gli chiede se non ha nostalgia dell’Africa o se sta bene con noi. Noi lo sentiamo parte noi stessi, cuore del nostro cuore, carne della nostra carne, anima della nostra anima. Lui, nessun altro che lui, poteva essere il nostro meraviglioso figlio».
Che dire, penso che sia una esperienza dolcissima. Io l’ho vissuta con il figlio grande ma una volta o due e non di più; il piccolo non ha mai sentito questa necessità quindi come potete capire è una esperienza variabilissima a seconda del bimbo che vi sarà donato. Restate aperte alla possibilità di vivere questo allattamento particolare…..niente latte dal vostro seno ma un fiume d’amore.
Un racconto toccante! Straordinari il bimbo e i genitori. L’amore tutto può.
Bellissimo articolo! Però togliete l’apostrofo dal titolo, per favore!
Fatto, grazie.
Bellissimo articolo. L’abbiamo scelto per la nostra top of the post.
http://chevitafarelamamma.blogspot.it/2014/07/top-of-post-14-settimana-30-giugno-6.html
grazie mille!