Ultima modifica 22 Aprile 2015
Le nuove Indicazioni Nazionali della scuola dell’infanzia e del primo ciclo d’istruzione, uscite nel 2012, sono il nuovo punto di riferimento per tutto il corpo insegnanti.
Personalmente aspettavo da molto tempo un documento che mi facesse veramente da guida e che considerasse la scuola come un’istituzione che può e deve inserirsi in modo concreto e attuale nella formazione della persona e nel mondo di oggi.
Questo non è certo un sunto di tutte le Indicazioni, ma solo una riflessione su alcuni punti che mi hanno positivamente colpita.
La formazione della persona è oggi un percorso molto complesso che deve essere sostenuto e dalla famiglia e dalla scuola e la collaborazione di queste agenzie formative non può più essere scontata; deve anzi essere costruita con forza.
Questo ci invita innanzitutto ad una rinnovata presa di coscienza dei ruoli di entrambe: l’autorevolezza deve tornare ad essere un valore per gli insegnanti e per i genitori, perché i bambini e i ragazzi lo chiedono. In questo mondo complesso, difficile, pieno di variabili, hanno bisogno della forza e della preparazione per restare in piedi e per rialzarsi dopo una caduta. Dobbiamo insegnare loro a “saper stare al mondo” , come dice il documento nella sezione Cultura, scuola, persona – La scuola nel nuovo scenario.
Siamo quindi assolutamente in dovere di far capire loro che il cambiamento è l’unica cosa che nella loro vita “non cambierà mai”. A questo proposito mi ha colpito un altro passo del documento che cito testualmente, perché è troppo bello:
“Ogni persona si trova nella necessità di riorganizzare e reinventare i propri saperi, le proprie competenze e persino il proprio stesso lavoro…..In tale scenario alla scuola spettano alcune finalità specifiche:…promuovere negli studenti la capacità di elaborare metodi e categorie che siano in grado di fare da bussola negli itinerari personali.”
Siamo noi insegnanti a dover dare ai bambini gli strumenti per sapersela cavare in situazioni sconosciute. Sembra quasi un gioco di prestigio…ma non lo è.
Per poter agire in questo senso, noi insegnanti siamo chiamati ad una profonda riflessione, non tanto sulle nostre conoscenze, ma sul modo di trasmetterle che non dovrebbe essere statico e univoco ma dinamico e flessibile, abituando così le menti dei bambini ad essere elastiche e capaci di collegamenti veloci tra i saperi acquisiti. Dobbiamo spingerli a rielaborare ciò che sanno per scoprire da soli ciò che non sanno.
Sempre all’interno delle Indicazioni trova spazio un secondo documento che redige le 8 competenze-chiave per la formazione dello studente europeo: Raccomandazione del Parlamento Europeo e del Consiglio del 18 dicembre 2006 (2006/962/CE).
Una di queste è “Imparare ad imparare” …bellissima.
Questa competenza è una delle più alte perchè permette allo studente di reinvestire le proprie conoscenze e abilità in vari contesti, generando altre conoscenze e competenze.
L’altra delle 8 competenze che mi ha colpita è quella del “senso di iniziativa e l’imprenditorialità” che “concernono la capacità di una persona di tradurre le idee in azione”.
Ogni persona è dotata di talenti e compito della scuola è quello di renderli operativi. La creatività di ogni bambino va fatta emergere perché è da lì che nasce la sua unicità; e non possiamo ridurla all’arte, alla musica, al ballo…la creatività nella tecnica, nella scrittura, nella matematica, nell’informatica deve essere riconosciuta, alimentata e lasciata crescere. Ad esempio non possiamo più inquadrare i bambini nella risoluzione di problemi classici con una strada già definita. Dobbiamo avere la pazienza di far emergere le idee di tutti per costruire insieme una strada…due strade…tre strade per risolverli. La pluralità delle soluzioni o dei percorsi per raggiungerle è un buon modo per educare i bambini al rispetto delle loro stesse idee…almeno… io ne sono convinta.
Certo che non posso parlare di tutto il documento…è veramente troppo. Ma invito tutti a leggerlo, perché ne vale veramente la pena.
Ylenia Agostini