Ultima modifica 15 Luglio 2019
La notizia di qualche giorno fa ha qualcosa di incredibile e sembra provenire dal Medioevo e dal periodo dell’Inquisizione: un’insegnante di una scuola privata di Trento, gestita da religiose, sarebbe stata licenziata perché gay.
Poi la notizia si ridimensiona e prende forma e particolari, forniti direttamente dalla stessa madre superiore Eugenia Libratore. L’insegnante non sarebbe stata licenziata ma semplicemente non le sarebbe stato rinnovato il contratto annuale (e questo sta nella facoltà dell’istituto che riformula il proprio organico annualmente sulla base delle iscrizioni). Che poi il colloquio tra l’insegnante (che non ha voluto chiaramente approfondire né dichiarare le proprie preferenze sessuali) e la superiora ci sia stato questo è vero. Pur non avendo avuto nessuna lamentela da parte dei genitori, la religiosa aveva avuto notizia di voci sulla presunta omosessualità della docente e aveva voluto approfondire in quanto, secondo lei “ preferisco utilizzare un insegnante omosessuale con studente più grandi e non con bambini più piccoli”.
La madre superiora si difende affermando che “Rientra nel mio compito tutelare le sensibilità dei genitori che iscrivono i propri figli in questo istituto perché scelgono questo progetto educativo. Voi sapete che qui le persone pagano una retta e a differenza della scuola pubblica siamo una scuola con determinate caratteristiche e dobbiamo ascoltare tutto quello che ci viene detto da chi paga la retta. A volte anche noi pensiamo che una cosa non vada fatta, ma noi offriamo un servizio. E questa scuola ha un indirizzo e molti vengono qui per questo”
Ma il problema non è di così facile risoluzione come qualcuno potrebbe pensare. E’ facile risolverlo alla spicciolata sparando a zero sulla religiosa e su alcuni principi cardine del cattolicesimo giudicati troppo da “Medioevo” oppure, al contrario liquidare la questione con il principio che la scuola privata scelga i propri insegnanti sulla base dei propri criteri e dei propri valori confessionali.
Le scuole private parificate sono equiparate a quelle pubbliche per legge (nr. 62 del 2000) nonostante l’Italia sia uno stato laico ed aconfessionale. Per questo motivo ricevono dei contributi statali.
Il governo in carica (e il ministro in carica Giannini) si comporterà come i governi precedenti ovvero continuerà a fornire contributi alla scuola privata che è comunque un onere minore per lo Stato rispetto alla scuola pubblica in quanto si regge anche (e dico anche) con contributi statali.
Ricordo inoltre ancora che anche gli insegnanti di religione in servizio nelle scuole pubbliche di ogni ordine e grado sono scelti dalle diverse Curie ma pagati dallo Stato (e quindi anche con i soldi delle vostre tasse) e devono rispecchiare determinati criteri tra i quali un “comportamento secondo l’etica cristiana”.
Personalmente non posso insegnare religione nella mia classe (scuola pubblica) in quanto, pur avendo superato un regolare corso di frequenza con tesina quasi al pari di un insegnamento universitario, sono sposata solo civilmente e non soddisfo quindi i canonici requisiti cattolici. E questo è un fatto. Può insegnare invece la mia collega che,pur separata, non convive con nessun uomo (almeno agli occhi pubblici in quanto, come dice lei, nella mia camera il prete non vienea controllare).
E’ questo pasticcio tutto italiano che rende difficile risolvere la questione. Se le scuole private sono parificate a quelle pubbliche allora i requisiti per accedervi dovrebbero essere gli stessi cioè quelli garantiti dalla Costituzione che parla di “nessuna distinzione di sesso,razza,religione,opinione politiche e personali…”. Ma la maggioranza delle scuole private sono confessionali ed è quindi normale, dal loro punto di vista, porsi il problema di “divorzio, convivenze, omosessualità” soprattutto se non sono viste di buon occhio dalla Chiesa. Ma dal punto di vista etico chi può giudicare che un insegnante gay sia un pericolo o quantomeno un cattivo esempio per i bambini? Le notizie dai media ci insegnano che purtroppo i pedofili sono spesso le persone insospettabili come il vicino di casa, uno zio ed addirittura i parroci dell’oratorio.
Ma il problema riguarda anche noi e non solo i nostri governanti. Dobbiamo prendere coscienza e sapere come vengono utilizzati i nostri soldi. Vogliamo continuare ad utilizzarli per finanziare un modello educativo che distingua fra ceto, sesso, razza e religione o che educhi alla libertà e allontani il pregiudizio?
Troppo comodo! Io insegno in una scuola paritaria religiosa per scelta da 25 anni. È vero che siamo equiparati alle scuole statali ma allora dovremmo esserlo anche per la retribuzione mensile e altre cose. Se si decide di lavorare in una scuola paritaria si devono anche accettare i regolamenti interni che tutti gli istituti hanno. Queste condizioni vengono comunicate prima dell’assunzione. Sono stufa di sentire un grande percentuale di insegnanti di scuole statali, vomitare addosso sulle scuole paritarie. Non togliamo posti di lavoro a nessuno e siamo preparati come loro e non regaliamo diplomi a nessuno.
Cara Elisabetta, personalmente trovo il tuo commento un po’ troppo aggressivo anche perché non credo di aver “vomitato” addosso sulle scuole private né tantomeno di aver detto o scritto che gli insegnanti delle private siano meno preparati di quelli della pubblica.
Capisco che tu possa essere stufa di sentire le solite tiritere e luoghi comuni(come siamo stufi noi di sentire che gli statali sono fannulloni e gli insegnanti hanno tre mesi di ferie) ma io non ho assolutamente denigrato nulla della scuola privata se non una cosa, con cui assolutamente non sono d’accordo e cioè i finanziamenti che ricevono dallo Stato. Credo che le scuole private debbano restare appunto private e gestirsi con le rette dei genitori e basta. E ciò potrebbe giustificare anche la selezione degli insegnanti sulla base dei criteri, valori e indicazioni specifiche delle scuole. Se l’istituto è religioso è chiaro che sai a cosa vai incontro ma mi sembra un paradosso che ci siano finanziamenti pubblici e poi la selezione venga fatta con criteri che sono assolutamente incostituzionali…la tendenza sessuale poi? Suvvia… Permettimi poi di dire che un istituto religioso (sia paritario che pubblico) che educhi non alla tolleranza ma alla spia e alla delazione, alla chiacchiera di qualche genitore su qualche verità (vera o presunta) non sia un modello educativo fulgido e splendente! Ma questa è la mia opinione.
SONO ANK’IO UNA DOCENTE DI SCUOLA PRIMARIA E LA MIA OPINIONE IN PROPOSITO è LA SEGUENTE: Perché UN GAY NON POTREBBE INSEGNARE? SONO PERSONE STUPENDE. DOLCI E SENSIBILI. nELLA SCUOLA ITALIANA VI SONO INVECE TANTI DOCENTI NON IDONEI ED I FATTI REGISTRATI IN MOLTE REGIONI (PER LO PIU’ ASILI, E NON SOLO) NE SONO TRESTIMONIANZE.
Tutto sarebbe più semplice se, come qui dove vivo, si garantisse la privacy. Qualsiasi modulo o formulario che si compili, per lavoro, per corsi scolastici, per avere la tessera del supermercato, per compilare questionari su facebook, NON POSSONO CHIEDERE: se sei sposato, quali sono le tendenze sessuali, religiose o politiche. Se fosse così ovunque, tutto sarebbe più semplice!