Ultima modifica 5 Giugno 2013

Vorrei raccontarvi una storia che spero sarà a lieto fine. Un’adozione come tante, iniziata con la voglia di genitorialità di una coppia di amici, di quegli amici che si legano alla tua vita perché si sta percorrendo lo stesso percorso e con i quali si condivide tutto, come vi ho raccontato in uno dei miei articoli precedenti, degli amici che restano tali per sempre perché le loro vite scorrono parallele alla nostra fra alti e bassi e per similitudine di gioie e difficoltà.
Questi amici sono partiti pochi mesi dopo di noi, sempre per il Brasile, per raggiungere i loro due figli, un maschio di 10 anni ed una femminuccia di 5 anni e mezzo con la spensieratezza e la felicità che sempre  accompagna una partenza ed un prossimo “ricongiungimento”-  ed uso questo termine perché ogni coppia adottiva è un po’ convinta di essere destinata esattamente a quei bambini -di una famiglia.

C’è solo un piccolo alone che opacizza la loro contentezza:  i bambini di quel nucleo familiare non sono due ma tre però, per problematiche legate probabilmente alla situazione della bambina più grande, solo i due piccoli sono sul circuito dell’adozione. Ora, prima che si levino cori indignati sul perché vengano separati nuclei di fratelli, voglio dirvi che questa è una situazione che si presenta spesso nell’universo adottivo. Spesso i nuclei sono numerosi e difficilmente affidabili ad una sola famiglia.
Il carico di affiliarsi a due bimbi è già impegnativo
anche se abbiamo famiglie, che io definisco speciali, che partono da nuclei più grandi come 3 o eccezionalmente 4 fratelli, l’accoppiamento più probabile è di uno o due bimbi per ogni famiglia.  Spesso sono impegnate nell’adozione di un nucleo numeroso più famiglie alle quali è chiesto di mantenere i rapporti fra fratelli, di facilitarne gli incontri una volta giunti in Italia e quindi spesso vengono affidati a coppie che vivono in località non troppo distanti (certo che come viene vista in Brasile  questa distanza è piuttosto opinabile;  date le dimensioni completamente diverse che questo stato ha rispetto al nostro, spesso vengono ritenuti vicini posti che per noi non lo sono affatto!).
Soluzione che non sempre ottiene buoni risultati per la differenza di visione educative delle coppie che crescono i loro figli con concetti spesso molto differenti.  Capita invece che nei nuclei ristretti si crei la brutta situazione dove i più piccoli trovano una famiglia propria ed il più grande debba restare nel paese di nascita o viceversa dove i grandi entrano nel circuito internazionale e i piccoli su quello nazionale finendo in famiglie separate e in paesi diversi. Ora ci verrebbe facile fare due più due e dire che tanto varrebbe ampliare la disponibilità della coppia anche al terzo fratello/sorella, ma spesso le regole si mettono in mezzo e le disponibilità che sono ritagliate per uno o due minori, non vengono ampliate o il rischio di fallimento dell’abbinamento diventa molto più alto per cui si preferisce procedere con l’adozione così come è stata predisposta;  queste sono valutazione che fa l’equipe ed il giudice del paese d’origine dei minori.
Comunque, tornando alla coppia dei miei amici, si procede all’abbinamento dei bambini. La bambina più grande chiede un incontro con la coppia  dei fratelli al fine di conoscerli e rassicurarsi sia sulle persone che diventeranno i nuovi genitori dei fratellini che sulla vita che essi avranno  una volta arrivati in Italia. Non è facile far capire ad una ragazzina perché a lei non viene data l’opportunità di avere una nuova famiglia, non è facile farle accettare che non è una scelta che può fare la coppia e che quindi non è un rifiuto nei suoi confronti magari perché è più grande.

Quello che posso dirvi è che le coppie che scelgono di conoscere il resto del nucleo familiare dei bambini che prenderà in adozione, si riportano a casa un senso di sconforto, e diciamolo, di colpa, per aver diviso una famiglia già provata da una divisione difficile da sopportare.  Anche  la mia situazione è simile a quella dei miei amici; abbiamo lasciato in Brasile  due fratelli più grandi dei miei figli e, anche se la loro storia è differente e si è conclusa in modo positivo, non crediate che questo pensiero sia fuori dalla mia mente…. ed io non sono stata così coraggiosa da incontrarmi con il fratello che era in istituto con i miei bimbi.
La coppia ha mantenuto nel tempo i rapporti con la ragazza nonostante la distanza….ancora una volta grazie ad internet,  e mantenuto i rapporti con il fratello e la sorellina. Anni di chiacchiere tramite skype, l’impegno di mantenere la capacità dei due bambini più piccoli di parlare e capire il portoghese, le giornate ad aspettare il collegamento per un mezz’ora di chiacchiere fraterne li ha portati sulla strada di una nuova consapevolezza: l’intenzione di accogliere questa ormai giovane donna (perché la ragazza in questione ha quasi raggiunto la maggiore età) nella loro famiglia perché per loro è sempre stata e sempre sarà la “terza figlia”.
Ora mi viene da dire…riusciranno i nostri eroi a ricongiungere finalmente tutta la loro famiglia??? Per adesso non si sa. Per ora stanno lottando con le istituzioni adibite alle adozioni che non danno loro alcuna risposta in merito alla possibilità di ricongiungimento dei fratelli. Dovranno aspettare la maggiore età di questa figlia per poterla accogliere nella loro vita o riusciranno a portarla in Italia quanto prima? Vi prometto di aggiornarvi appena saprò di più e nel frattempo….teniamo le dita incrociate.

Elisabetta Dal Piaz

La redazione del magazine. Nato nel maggio 2013, da marzo 2015, testata registrata al tribunale di Milano. Mamme di idee rigorosamente diverse commentano le notizie dell'Italia e del mondo, non solo mammesche.

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