Ultima modifica 12 Giugno 2013

Sono di nuovo qui, stesa in letto di ospedale reduce dall’ennesimo intervento a causa del tumore al seno. Il terzo in tre mesi, il quinto in tre anni….una storia senza fine.
Eppure, nonostante questo calvario, c’è una nota positiva che voglio raccontarvi. Ho eseguito tutti i miei interventi, tranne uno, all’ospedale di Santarcangelo di Romagna, ridente paesino dell’entroterra romagnolo, scelta fatta inizialmente più per comodità, data la vicinanza della mia famiglia che vive a Rimini, che per la nomea di ospedale di eccellenza nella chirurgia al seno.
L’ospedale è piccolo ma moderno ed accogliente e il reparto di chirurgia, pur eseguendo ogni tipo di intervento, è specializzato in senologia. L ’equipe chirurgica opera cercando sempre di tutelare sia l’integrità fisica delle donne che vengono operate cercando di essere invasivi il meno possibile che la sicurezza della paziente andando alla radice del problema.
Anche nel momento della ricostruzione, l ’equipe è affiancata da un valido chirurgo plastico esterno che propone soluzioni adeguate e tecniche innovative a seconda di ogni caso e quindi è possibile operarsi in questo ospedale a misura d’uomo.

Neanche l’aspetto emotivo è lasciato al caso, viene messo a disposizione delle donne un appoggio psicologico qualora occorra ed il percorso post operatorio è seguito e valutato dalla fisioterapista che spiega attentamente alle pazienti il comportamento da tenere per il recupero totale della funzionalità del braccio operato.
Ma al di là della valutazione tecnica della chirurgia di Santarcangelo, che non è di mia competenza in quanto “ignorante” in materia, quello su cui voglio mettere l’accento è la professionalità e la gentilezza del corpo sanitario che lavora in questo reparto.
Ogni componente di questa chirurgia, dai medici al primario del reparto, dalla caposala agli infermieri fino agli ausiliari sono tutti disponibili, gentili, efficienti e soprattutto rassicuranti.
L’ambiente è assolutamente rilassante e protetto oltre che pulitissimo. Il giorno del ricovero e quindi dell’intervento, pur nella concitazione della giornata, tutti gli operatori sia del reparto che della sala operatoria riescono ad infondere serenità e fiducia. Gli anestesisti vengono a illustrarti la tecnica che utilizzeranno per addormentarti mentre il chirurgo che ti opererà ti resta accanto fino a che, una volta preparata la sala dagli operatori addetti, non ti stendi sul tavolo operatorio.
Al rientro in camera dopo l’intervento c’è un via vai tra medici ed infermieri che si assicurano che l’ambiente sia tranquillo, che tu possa riposare serena e soprattutto che non senta troppo il dolore, sintomo che sono sempre attenti a tenere sotto controllo.

Passata la prima fase, la vita di reparto prende la sua routine. Al mattino è facile poltrire fino a tardi perché gli infermieri non ti disturbano fino alle 7.00, angeli del riposo dei loro pazienti consapevoli quanto il riposo sia parte integrante della terapia di recupero. Due chiacchiere con gli infermieri di turno, mentre ti rifanno il letto e si informano su come hai passato la notte ed ecco che cominciano ad arrivare anche i medici che, a loro volta, si affacciano alla porta per informarsi su come tu stia e su come hai riposato scambiando battute e “lamentele” sui turni massacranti che tutti loro hanno ogni giorno (ho visto più di un chirurgo entrare al mattino presto in sala operatoria per uscirne il pomeriggio inoltrato se non la sera!!!).
Anche le inservienti, benché attentissime ai rigidi protocolli degli operati, sono sempre a disposizione pronte a farti un tè fuori orario pur di farti una coccola in più.

Passata la visita medica di routine ecco che si spalancano le porte del reparto per permettere ai familiari di assistere i propri cari fino a sera, cosa non da poco per pazienti che hanno bisogno di qualcuno sempre vicino. Eppure l’efficienza del reparto mi ha permesso di restare da sola la notte stessa dell’intervento visto che gli infermieri sono sempre presenti e attenti al monitoraggio di ogni paziente.
Ricordo che, la notte dopo il primo intervento, non avevo voluto che un familiare rimanesse per la notte perché mi sentivo talmente tranquilla da poter rinunciare a questa assistenza; gli infermieri sono passati ogni mezz’ora per controllare come stessi e come procedesse il percorso post operatorio, attenti al fatto che non sentissi dolore e pronti a somministrarmi gli antidolorifici indicati dal medico che mi seguiva pur di farmi stare meglio.
Ogni cosa è spiegata e illustrata affinché il paziente viva la sua ospedalizzazione nella maniera più trasparente possibile, nessuna fretta, nessuna impazienza. I familiari vengono informati rapidamente su come l’ intervento sia andato, in modo da farli stare tranquilli riguardo la salute dei loro cari. Tutto è perfettamente pianificato e reso confortevole per ogni persona ricoverata.

Qui, gli infermieri, che sono i referenti principali durante la giornata, ti chiamano per nome e cognome, o solo il nome per gli habitué come me e ti fanno sentire una persona, non un numero. La giornata passa serenamente tra terapie e chiacchiere con gli altri pazienti e i pasti che sono gradevoli e quasi sempre caldi. Anche a sera è facile che il medico di turno giri per le camere informandosi sul benessere dei ricoverati.
Poi ancora due chiacchiere e, quando decidi tu, ti metti a nanna. Un isola felice nel cupo mondo degli ospedali. Insomma sono contenta di aver incontrato, durante questo percorso difficilissimo, persone così belle, preparate ed efficienti, sempre gentili e pronte al sorriso. Una bella nota in mezzo a tante situazioni meno facili che accadono in giro per l’Italia e che ci ricorda che esistono ancora ospedali dove LA CORTESIA è L’ANIMA DELLA CURA, come qui viene scritto all’entrata sia dell’ospedale che dei reparti e dove queste non sono solo parole ma fatti.


Elisabetta Dal Piaz

 

La redazione del magazine. Nato nel maggio 2013, da marzo 2015, testata registrata al tribunale di Milano. Mamme di idee rigorosamente diverse commentano le notizie dell'Italia e del mondo, non solo mammesche.

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