Ultima modifica 20 Giugno 2019
Una delle prove più frequenti che i ragazzi di oggi si trovano ad affrontare è, senza dubbio, la difficile convivenza con se stessi.
I tormenti, cosiddetti tipici dell’età, partono la maggior parte delle volte, da dentro. Molto possiamo fare, ma ben poco di veramente efficace.
La battaglia, che un figlio intraprende con noi ogni giorno, è in realtà una guerra contro se stesso.
E parlo per esperienza diretta. Nel momento, in cui riuscirà a far pace con il suo vero nemico, avrà risolto il 90% dei suoi problemi!
Tuttavia, come ogni guerra che lascia dietro di sé morti e feriti, bisogna vedere, in questo caso, dove la “sconfitta” sarà più dolorosa.
Quando si dà il via a un meccanismo così distruttivo, come una guerra intrapresa contro se stessi, bisogna solo augurarsi che finisca presto, perché i segni che potrebbe lasciare rischiano di rimanere a lungo.
La speranza, che si trasforma in certezza – perché la positività e la fiducia non devono mai abbandonarci – è che i ragazzi hanno risorse inaspettate, sono facili ai cambiamenti, hanno energie da vendere. Come si dice, sono migliori di quello che fanno e di quello che vogliono farci credere.
La difficoltà più grande, che come genitori sentiamo di avere in queste circostanze, è l’impotenza nel poterli aiutare, l’incapacità ad abbattere quel muro che hanno eretto, misti alla consapevolezza che tutto ciò è abbastanza “fisiologico”.
Il nostro compito è esserci sempre e comunque.
I “se avessi detto…..se avessi fatto…..se non gli avessi concesso….” sono tanti e, sicuramente, qualche sbaglio in questo percorso lo facciamo. Per esperienza, “i se e i ma” non servono a niente. Dobbiamo imparare a trasformare ogni esperienza in opportunità, imparare che la pazienza è la virtù più grande e che il mestiere di genitore rimane in assoluto il più difficile del mondo.
Paola Bianconi