Ultima modifica 3 Giugno 2021
Se penso alla parola “mamma” subito la associo a “famiglia”.
Quando il tuo primo bambino si inserisce nel ménage familiare, da donna ti trasformi in mamma, e lo stesso terremoto emotivo investe gli altri membri della famiglia.
Tuo marito in primis che ancora non si è ripreso dalla scena pulp del parto, i genitori, i suoceri ma anche tua sorella, che ora riveste la carica universalmente conosciuta di zia.
In più se il pargolo in questione è il primo nipote da entrambe le parti, il cambiamento è amplificato all’ennesima potenza.
Con i figli successivi si cerca sempre, nonostante sia impossibile, di arginare il fenomeno, perché la famiglia si allarga e qualcuno potrebbe essere troppo giovane per sopportare l’investitura a fratello o sorella maggiore.
Alla nascita della mia bambina ho lasciato il lavoro (ormai è il milionesimo post in cui lo scrivo, credo che sia abbastanza chiaro).
Per me diventare mamma ha significato reinventare la mia vita, oltre che gestire una famiglia vera e propria, senza attenuante del lavoro.
Socialmente sono diventata casalinga, scritto a chiare lettere nella carta d’identità, che di primo impatto spaventa non poco. Avevo paura di trasformarmi in un donnone tutto parquet perfetto e bigodini, una signora in ballerine che lucida il bagno fino a consumare le piastrelle.
In me invece si nascondeva una nuova mamma diversa da quel modello arcaico che avevo sempre conosciuto.
Ero piena di spunti e di iniziative, soprattutto dopo i primi tre mesi dal parto, quando la piccola di casa cominciava a capire i ritmi sonno-veglia e si era resa conto che poteva vivere tranquilla anche a distanza di sicurezza dal mio immenso e dolorante seno.
Quando qualcosa andava storto, mi collegavo alla rete googolando come una pazza.
Se non avevo tempo di cucinare, non mi sentivo in colpa e chiamavo il take away.
Dormivo quando dormiva lei. Stiravo se era possibile e ho affinato la tecnica del piegamento come non mai. Il mondo che conoscevo prima si era fermato e aveva lasciato spazio a una realtà parallela.
Soprattutto è nato un papà meraviglioso, che sapeva ascoltare le donne di casa, cambiare un pannolino anche senza chiederlo e, da eroe medievale, teneva i visitatori noiosi fuori dalla nostra fortezza, inespugnata per diverse settimane.
Sapeva coccolare la moglie quando inspiegabilmente piangeva. Senza chiedere niente. Senza volere nulla in cambio.
Dietro una nuova mamma si nasconde sempre un nuovo papa’ meraviglioso.
Col tempo ho scoperto anche il valore dell’amicizia spensierata, che non conoscevo ai tempi della scuola, forse perché ero ancora troppo ormonalmente instabile.
Ho imparato a riconoscere da lontano le altre mamme acrobate che cercano di conciliare anche l’impossibile, in equilibrismi sconosciuti prima delle gravidanze.
Periodicamente usciamo tra donne, sperimentando locali di cui alcune di noi ignorano l’esistenza, perché ancora alle prese con le poppate notturne, lasciando a casa marito, bambini e preoccupazioni giornaliere.
Ora che di figli ne ho due (della serie lascia o raddoppia?), passo la giornata facendo l’autista, portandoli a scuola e andando a riprenderli.
Detto così sembra fin troppo facile, ma hanno scuole diverse in posti diametralmente opposti per dare la possibilità a ognuno di sviluppare le proprie capacità in base all’età.
Non dimentichiamo gli orari impossibili e la diversa programmazione. Venerdì lei comincia piscina, al posto di psicomotricità, e lui ginnastica. Il rischio di mandare il piccolo in costume e la grande con le calze antiscivolo è sempre in agguato.
Con i miei figli mi piace ascoltare la musica a tutto volume e ballare insieme come i pazzi. Ai primi raggi di sole pomeridiano scanso i lavori domestici e ci catapultiamo in giardino, dove rotoliamo, giochiamo a “calcio professionista” e aspettiamo di sentire lo strombazzare del camion, per andare a salutare papà.
Sogniamo un cane, grande quanto un cavallo, e ascoltiamo la maggiore leggere le fiabe, anche alla mamma. Cerco di crescerli con meno tabù possibili, ma ben ancorati ai sogni di bambino che spero li accompagnino per tutta la vita. Me li porto ovunque, non li lascio mai come se quel cordone ombelicale fosse ancora presente. Dal dentista, a fare la spesa, dalla ginecologa e dalla parrucchiera, dark e baby friendly come nessun altro.
Siamo stati a conoscere Il Sadico (un nome un programma) tatuatore ufficiale di papà e abbiamo parlato con Thomas, piercer di professione, per fare i buchetti alle orecchie.
Noi siamo pacifisti e contrari alle pistole, in tutti i sensi.
Mi sento pienamente una nuova mamma perché ho avuto una nuova vita tutta da reinventare con l’arrivo dei figli. Una nuova famiglia da gestire, ascoltare e incoraggiare, cercando di aiutare ognuno di loro a trovare la propria strada.
Sostenendoli, alla fine,
ho trovato anche il mio posto nel mondo.