Ultima modifica 21 Aprile 2021
Lo scorso weekend si è tenuto a Verona un convegno “straordinario” sulla famiglia naturale organizzato dall’associazione Generazione famiglia e il patrocinio del Comune veneto.
Il congresso è passato. Verona è tornata a essere la città degli innamorati Romeo e Giulietta.
Si sono scritti fiumi di parole prima e durante. Ma noi volevamo, a sangue freddo, passata la tempesta, scrivere di famiglia, in qualità di nuove mamme.
A Verona nel weekend dal 29 al 31 marzo abbiamo assistito alla “lotta” per la famiglia di due fazioni contrapposte.
Da un lato quelli pro famiglia naturale. Che parlavano di mamma e papà, di famiglia intesa come società composta da uomo e donna, di diritti delle famiglie naturali.
Dall’altro lato una contro manifestazione di tutti quelli che si sono sentiti esclusi o addirittura minacciati da questo congresso e relativo movimento.
Noi abbiamo già scritto più e più volte da che parte della barricata stavamo.
Ma oggi vogliamo, all’indomani dell’evento veronese, ribadire il nostro concetto di famiglia.
Un primo appunto, mio personale, vorrei farlo al folklore che si è generato attorno all’evento.
Primo fra tutti, non so se è un fake e spero che lo sia, la storia del gadget del congresso. Ovvero un piccolo feto di gomma. A voler rimarcare il fatto che ogni aborto è un omicidio di un bambino.
Grottesco, ai limiti dell’horror.
Va bene difendere la famiglia tradizionale. Ma questo gadget mi ha ricordato quelli che distribuivano gli impresari di pompe funebri quando lavoravo per un’azienda che realizzava ambulanze e carri funerari.
Questi distribuivano portachiavi con ciondoli a forma di tomba, portacolori “tabuto”, bigliettini con le più disparate frasi che inneggiavano a una morte dignitosa ed elegante. Insomma di quelle cose che chi le pensa è per me al limite del T.S.O.
E ugualmente non ho gradito il feto in gomma distribuito a Verona da uno degli sponsor, la fondazione provita.
Che poi, oltretutto, almeno i portacolori a forma di bara avevano un utilizzo. Questo gadget proprio nessuno. Fino all’altro ieri discutevamo del Friday for future e di come dovessimo minimizzare l’uso della plastica e questi che fanno?
Distribuiscono camionate di plastica senza alcuno scopo.
Folklore a parte l’argomento principale della kermesse di Verona ci stava davvero a cuore.
La famiglia si diceva.
Cos’è la famiglia? È messa a repentaglio l’esistenza della famiglia “naturale” nella società moderna? E poi: che cosa vuol dire famiglia naturale?
Proprio ieri in radio ho sentito l’intervista a Mario Tozzi. Che non sarà un medico o un biologo, ma nel suo raccontare da geologo ne ha viste di ogni.
E spiegava infatti che in natura il concetto di famiglia, seppur non codificato da alcune leggi sociali, è ampio e vario.
I pinguini maschi ad esempio covano le uova e crescono i cuccioli. I cavallucci marini partoriscono piccoli cuccioli da un marsupio che madre natura ha loro dato. Le leonesse in gruppi di donne accudiscono i leoni appena nati fino alla loro indipendenza. E così fanno branchi di orango.
Per non parlare di alcuni fenomeni di animali omosessuali: sono stati osservati alcuni amplessi persino di avvoltoi maschi per dirla tutta.
Dunque se di famiglia naturale dobbiamo parlare, non ci si impressioni se il concetto di paternità e maternità non è esattamente quello che si è sentito a Verona lo scorso weekend.
E la famiglia tradizionale? Quella concepita con mamma, papà, matrimonio in chiesa?
È davvero messa in crisi da una crescente promiscuità che manco Sodoma e Gomorra?
A parte che anche qui c’è un errore di interpretazione di Sacre scritture.
Al di là della leggenda, la cronaca del fatto accaduto, ovvero della distruzione della città di Sodoma per mano di Dio, non riporta tale castigo a causa dei costumi liberali della città quanto dalla violenza perpetrata tra le sue mura, e soprattutto dell’inospitalità dei suoi cittadini. Anche l’interpretazione ebraica non ha mai menzionato Sodoma come capitale della trasgressione omosessuale, quanto esempio di inospitalità e mancanza di carità.
Persino la boutade di quel capotreno che ha annunciato in modo “folkloristico” l’arrivo di un frecciarossa nella città dei Capuleti l’ho trovata davvero penosa. A meno che non fosse ironica, ma non giurerei sull’ironia degli adepti al movimento provita…
Cari difensori della famiglia tradizionale state perdendo punti.
Ma andiamo avanti, e ritorniamo alla famiglia tradizionale.
Io sono una peccatrice. Ho due figli avuti fuori dal matrimonio. Il mio compagno non ha giurato fedeltà davanti a un messo ecclesiastico, ma abbiamo garantito i sacramenti ai nostri figli perché crediamo che la cultura cristiana passi anche e soprattutto da lì.
Per di più, la lectio magistralis ce l’ha data mio figlio maggiore quando una volta, da molto piccolo, ad una mia battuta sul “farmi sposare” in merito ad una trasmissione della Clerici, ci disse: “Perché volete sposarvi un’altra volta se siete già sposati”?.
Ecco. Per lui famiglia siamo noi.
Famiglia è il posto del cuore. È, per parafrasare la pubblicità dell’Ikea, chi condivide il divano e il portaspazzolino.
Famiglia è quel ragazzo napoletano che ha adottato una bimba down rifiutata da 30 coppie “tradizionali”. E poco mi importa dell’orientamento sessuale di Luca, o di cosa faccia nella vita. Men che meno importerà ad Alba, la bimba che adesso ha una Famiglia con la F maiuscola.
È retorica? Mica tanto. Qui ci sono fatti tangibili.
Certo, come ha detto la Meloni qualche giorno fa condivido il punto di vista di chi dice che le coppie che vogliono gli stessi diritti del matrimonio, vadano a sposarsi.
Ma negare che una famiglia possa essere composta da due papà, da due mamme, da un solo genitore, da una coppia non sposata è altra cosa.
Di esempio di famiglie felici i cui padri vanno a fare turismo sessuale in Thailandia ce n’è talmente tante che gli italiani sono al primo posto nelle classifiche del genere.
Al contrario conosco figli di coppie omosessuali felici, sereni, equilibrati che non diventeranno gay per causa della loro condizione familiare.
Non vi ho convinto? Immagino che non sarà la parola di una blogger a disarcionare certezze sociali stratificate in chissà quanti anni.Una cosa però mi sento di dire a proposito di Verona. Non l’ho pensata io ma la faccio mia in questa occasione.
La manifestazione che prima di questa ha fatto la città famosa nel mondo è un’altra, per fortuna.