Ultima modifica 22 Aprile 2021
In questi giorni difficili e faticosi, in cui i momenti all’aperto e le attività sportive sono ridotte se non annullate, i ragazzi si ritrovano a doversi inventare modi per passare il tempo. Questo per non soccombere a una noia eccessiva.
Tra le attività casalinghe predilette in particolar modo da bambini e ragazzi ci sono sicuramente i videogiochi.
Sulle questioni relative alle dispute tra ragazzi e genitori riguardo il tempo passato a giocare e a quanto certi contenuti possano influenzare negativamente il comportamento dei ragazzi si è molto scritto e detto anche nei principali mass media e ho intenzione di affrontarle nei prossimi post.
Tuttavia, preferisco partire dal lato ‘più tranquillo e non-oscuro’, per non dire ‘noioso’ (e forse proprio per questo meno appariscente e discusso), dei videogiochi.
Possono essere, in qualche maniera, benefici o dannosi per quanto riguarda l’ambito delle capacità cognitive?
Parliamo di quelle abilità mentali quali memoria, percezione, attenzione, ragionamento e comprensione che permettono gli apprendimenti di tutti i tipi e l’interazione con l’ambiente esterno.
In breve, la domanda principale che i ricercatori si sono posti nei loro studi è la seguente:
i videogiochi possono portare più benefici o danni per l’intelligenza dei ragazzi?
La letteratura psicologica più recente si è concentrata principalmente sulla valutazione degli effetti dei videogiochi sulle capacità visive e spaziali dei ragazzi.
Queste capacità sono considerate essenziali per la nostra intelligenza.
Secondo molti studiosi possono essere considerati i ‘mattoncini’ su cui poggiano tutte le altre capacità cognitive. Questo perchè permettono di fare valutazioni relative alla percezione di noi stessi, degli altri e degli oggetti nello spazio che occupiamo e che ci circonda.
Sono dunque abilità fondamentali a partire dalle quali si sviluppano i concetti astratti della matematica e le basi di nozioni complesse. Quelle relative alla misurazione, cruciali per le scienze fisiche e l’ingegneria, ad esempio.
In generale, al momento, la ricerca sembra concordare nell’affermare che i videogiochi non danneggino le abilità visuo-spaziali dei ragazzi e, nel complesso, l’intelligenza, nemmeno se usati in modo prolungato.
In questo senso, possiamo affermare che, da questo punto di vista, i videogiochi sono strumenti sicuri. Contrariamente a certe affermazioni che talvolta anche noi genitori rivolgiamo ai nostri figli. Non sono in grado di bruciare il cervello o renderli più stupidi.
Al contrario, i videogiochi sembrerebbero avere degli effetti positivi e benefici sull’intelligenza in quanto permettono di ‘tenere allenate’ certe capacità in modi differenti rispetto a come vengono utilizzate nella vita di tutti i giorni.
In questo senso, si potrebbe affermare che, se i videogiochi sono ben bilanciati insieme ad altre attività (come, per esempio, la lettura o l’apprendimento di una lingua straniera) nelle routine quotidiane dei ragazzi, possono essere considerati un buon allenamento per la mente.
In tale direzione, recentemente lo sviluppo della programmazione dei videogiochi mira a creare prodotti in grado di abbinare il divertimento e l’attrattiva di questi strumenti e l’apprendimento scolastico.
Un ottimo esempio in questa direzione è Prodigy, un gioco di ruolo simile a certi episodi della serie Final Fantasy.
Nel gioco si richiede di risolvere dei problemi di matematica progressivamente più complessi, per sconfiggere gli avversari e così progredire attraverso i diversi livelli.
In conclusione, si può affermare che i videogiochi potrebbero avere un ottimo potenziale per coltivare l’intelligenza dei nostri figli.