Ultima modifica 20 Giugno 2019
Non la conosco. Non so come insegna.
So quello che ho visto: non si è nemmeno alzata dalla cattedra.
E’ rimasta lì, continuando a fare ciò che doveva.
Io, ad essere sincera, nel corso degli anni ho visto diversi video in cui ci arriva in faccia come uno schiaffo la libertà d’azione di bulli e prepotenti.
Parlare di didattica laboratoriale o frontale, parlare di una professoressa o di un professore che dialoga o non dialoga con i suoi studenti… non si può.
Qui il discorso si sviluppa su un piano che non è nemmeno lontanamente didattico o scolastico.
L’ineducazione e la delinquenza sono su due livelli molto diversi ed è forse il fare di un’erba un fascio quello che ha rovinato la scuola: e non si smette ancora.
“Qualche insegnante non sa gestire la classe” diventa “la scuola non sa educare ed istruire i ragazzi”.
“Un ragazzo lancia un cestino dell’immondizia” diventa “I ragazzi di oggi sono violenti e irrecuperabili”.
Pensiamoci un attimo: è gratis.
Generalizzare fa scena e permette di non prendersi responsabilità immediate: dare l’idea che la questione sia troppo diffusa e che occorrano anni per risolvere il problema è un buonissimo alibi.
Purtroppo pilotare il sentire popolare oggi è diventato lo scopo primario dei mezzi di comunicazione (funziona!!) e i social non fanno altro che amplificare posizioni parziali, riduttive e colpevoliste.
Guardando quel video io ho visto un’insegnante seduta e 3 studenti che ridevano.
Uno ha ripreso la scena, doppiamente influenzabile, senza capacità critica né senso della previsione: riprende un atto inqualificabile e per di più lo mette in rete, non riflettendo sul fatto che la gravità poteva uscir fuori (come è stato) con tutta la sua forza.
Ora, che un professore riesca a risolvere un atto di delinquenza gratuita, che possa avere un minimo di colpa se non riesce è impensabile. Persino la mamma del ragazzo chiede aiuto perché non ce la fa a gestire suo figlio… cosa potrebbe fare un insegnante in 3 ore a settimana?
Quando da anni gli insegnanti e gli stessi studenti vittime di bullismo chiedono aiuto perché non ce la fanno, ora ci stupiamo?
Ora?
Quando da anni diciamo che la scuola da sola non può risolvere i problemi sociali, quando da anni diciamo che il problema è in tutti gli strati sociali e che il disagio dei nostri ragazzi è diffuso, lo risolviamo stupendoci ogni volta e basta o pretendiamo qualcosa di più?
No, perché anche noi, a condividere indignazione, facciamo ben poco.
Forse non sappiamo che costringiamo i nostri ragazzi a non stupirsi più del bullismo perché il fenomeno è ormai fuori dal controllo di tutti. Per loro è normale comportarsi in un certo modo (sottomesso e passivo) per difendersi, perché non tutti sono bravi a fare a botte.
Poi crediamo che andare a prendere i nostri figli fino a 14 anni risolva un problema di abbandono in casa.
Sì, quell’abbandono consapevole che si pratica in famiglia, lo conosciamo bene: se un ragazzo si chiude in camera oggi con un pc, uno smartphone, un tablet collegati ad internet, potrebbe non avere solo un momento di crisi da confidare al diario dei segreti. Magari fa girare il video di uno che tira un cestino al prof.
Non riusciamo a controllare un figlio in viaggio nel web e poi pretendiamo che lo faccia un insegnante su 30 smartphone? In realtà, cioè nella realtà (…questa sconosciuta), come faremmo?
Si accettano proposte, non solo indignazione.
Io in realtà credo che l’insegnante del video sia rimasta seduta per tutti gli altri non delinquenti, che stavano a sentirla.
Qualcuno c’era… solo che nel video non si vede.
Al Ministro vorrei dire che “non è scuola allo sbando” grazie agli insegnanti… ma basta un ragazzo di quel tipo a rovinare 10 ore di lingua italiana. Calarsi nella realtà è utile e ora indispensabile.
E forse quell’insegnante immobile sulla sua sedia è la fortuna delle megariforme ed è quella che tiene in piedi la scuola per quello che è e per quei ragazzi che nel video non si vedono.
Sono invisibili, forse perché non interessano né ai bulli, né a chi dovrebbe sbrigarsi a fare qualcosa solo per loro, oltre ad inserire lo Yoga nell’ora di ginnastica.
É vero, Yle, si inizia da piccoli in famiglia… Poi arriva la scuola..