Ultima modifica 20 Giugno 2019
E un nuovo video di violenza scolastica rimbalza tra le bacheche dei social, direi anche giustamente.
Giustamente… perché in fondo i cellulari in classe sono permessi e qualcuno dice “pergraziaricevuta” altrimenti, se l’insegnante non denuncia, certe cose non si vengono a sapere.
Ci sono tanti di quei “Mostri” in questa frase. Eppure l’ho sentita appena mezz’ora fa.
Mi sono sentita in un attimo di vertigine e mi chiedo perché una persona riesce a dire una cosa del genere…al supermercato, accostandola a “cel’hai il cotto in offerta?”
Non sono riuscita a dire nulla. L’ignoranza mi lascia sempre senza parole.
Intanto, che un video del genere sia fatto girare in questo modo, giorni e giorni dopo il l’accaduto, lo trovo di uno squallore incredibile.
La spettacolarizzazione di certi fatti non aiuta a valutarne la gravità.
Ora parlano tutti: il ragazzo, gli amici, la madre, forse parlerà il professore… tanto per ricreare il mondo fatato di opinioni in cui stiamo affogando.
In un mondo diverso forse il prof avrebbe chiesto aiuto per gestire una classe turbolenta oppure i colleghi lo avrebbero salvato denunciando insieme una situazione insostenibile. Il “con me non vola una mosca” ammazza la corresponsabilità che è (o meglio dovrebbe essere) un tratto caratterizzante della professionalità docente.
In un mondo diverso quel ragazzo non sarebbe stato ripreso da uno smartphone e non avrebbe fatto il giro d’Italia dicendo “Ho fatto una cazzata”… In un mondo diverso il ragazzo sarebbe stato punito solo da una bocciatura e non da una mandria di persone che lo insultano e lo minacciano. Ma di che? Ma perché? Ma come si permettono? Sono esattamente come lui in quel video… onnipotenti.
Perché siamo tutti espertoni pedagogici. Arriviamo persino a reclamare lo schiaffo pedagogico che è sempre stato semplicemente il risultato di un’incapacità educativa.
Questo non vuol dire che ad un genitore non possa scappare in situazioni estreme e non facciamo gli ipocriti, ma che giri una vignetta con lo schiaffo dell’insegnante mi pare di un reazionario spaventoso e mi fa pensare veramente con quanta cecità si guardi ai bambini e ai ragazzi di oggi.
Si parla di oltraggio a pubblico ufficiale, di giovani disgraziati e senza morale, senza rispetto, bruciati. Si parla di tante cose in modo cattivo e distaccato senza guardare una sofferenza sociale immensa che è colpa di tutti.
Io vedo un ragazzo che, qualora avesse la fortuna di trovarlo, non saprà tenersi mezzo lavoro e di questo sono preoccupata.
Il cambiamento, se realmente dovesse avvenire, quanto sarà costato a quel quindicenne? Vedo un ragazzo a cui nessuno ha mai spiegato che prima di quell’atto di onnipotenza, ne ha sbagliate tante. E purtroppo l’errore finale lo paga lui, in prima persona, quando la vera colpa è di chi non gli ha insegnato a fermarsi, a conoscersi, a crescere nella misura degli altri. A me non fa rabbia: fa pena, perché in quel momento (e spero non gli accada più) ha pensato di essere dio e di poter mandare tutto per il suo verso. A quindici anni è tardi per capire… ma dovrà farlo per forza, ora, con una sofferenza che non merita.
E a scuola che possiamo fare?
In una riforma che agisce in un paese reale, in cui il ruolo genitoriale è compromesso, doveva esserci una misura reale verso l’inclusione. Ci vorrebbe un gruppo insegnante pronto ad aggiungersi, a disposizione quotidiana e a chiamata, per le situazioni difficili, ed uno psicologo o psichiatra di supporto anche a cadenza settimanale.
Gli insegnanti si sentono soli e lo sono realmente. Ma i ragazzi lo sono ancor di più.