Ultima modifica 17 Giugno 2023
E poi arriva, come un sogno di una notte di mezza estate, la frase che ti illumina d’immenso:
Fare l’insegnante non deve essere un ripiego (fin qui assoluto accordo, anche di più), ma dovrebbe essere una vocazione.
La Ministra Stefania Giannini parla dell’ultimo Concorso per l’immissione in ruolo di nuovi insegnanti e dice
“Vocazione”.
Mai digitato “vocazione” in Google? Solo santi… solo santi escono.
“Insegnante” non esce.
Stare con 25/30 bambini/ragazzi non è affatto facile ed essendo, essi, esseri pensanti e semoventi, c’è una responsabilità quotidiana che… sì, un po’ di santità c’è sicuramente alle 13.30, devo dargliene atto.
Vocazione: Disposizione d’animo che induce l’uomo a determinate scelte nell’ambito dei possibili stati di vita: v. sacerdotale; v. al matrimonio; v. all’apostolato laico; part., nel linguaggio cristiano, la ‘chiamata’ di Dio ad abbracciare la vita religiosa.
Però mi sembra un filino troppo.
Diciamo che parlare di passione sarebbe stato molto meglio. Quella sì, si può anche pretendere da un insegnante, secondo me.
La passione per migliorare è quella che ti fa acquistare un libro o un gioco didattico al di fuori dei 500 € dati dal Ministero, mentre probabilmente tua mamma o tuo marito ti lanciano uno sguardo eloquentissimo, visto che almeno 400€ x 14 anni precedenti li hai spesi per la scuola, prima del contributo.
La passione per essere un insegnante efficace è quella che ti fa evitare di lanciare la cattedra dalla finestra quando la LIM si oscura nel mezzo di un gioco matematico formidabile a cui hanno partecipato 14 bambini e gli altri 10 aspettano. Restano lì che ti guardano…ti guardano con gli occhi “E noi adesso?”…e…e tu devi trovare qualcosa di meglio da fare, perché anche i 10 hanno diritto di essere contenti e soddisfatti. E nonostante il tuo Hulk interiore cerchi di uscire e le macchie verdi si stiano ormai espandendo, tieni botta grazie a Tommi che ti dice “Però lo facciamo un altro gioco coi numeri vero?” .
La passione per poter usare tutte le risorse è quella che a ricreazione, quando il cappuccino preso a strozzo e pure freddo ti cade mentre spieghi a due bambini che nonsidannocalci,bastaparlare,… ti fa prendere il tuo cellulare per chiamare non la parrucchiera ma il tecnico :”Per piacere venga a controllare la LIM perché sa…ci servirebbe” (ma tanto sai che arriverà a 60 gg, come le fatture).
E poi la passione è quella che il primo di agosto ti fa dire è ora di ricominciare , insieme a tanti colleghi con i quali ti metti a studiare il modo migliore per, ti scambi bibliografie, ti mandi foto di lavori trovati su Pinterest.
Ma sì insomma… una passione qualunque no?
Ma non finisce qui: il sottosegretario all’Istruzione, ad aprile scorso, anticipa il concetto, parlando di vocazione anche per gli insegnanti di sostegno. Sì, a quelli che dopo aver studiato anni e anni, sono capaci di gestire disabilità in modo professionale, tecnico, consapevole. E ce ne sono tanti. Sono d’accordo quando parla di esigere l’eccellenza per i bambini in difficoltà. Ma no, vocazione no.
Evidentemente la vocazione è uno dei requisiti richiesti per l’insegnamento… non è un buon segno secondo me.
Ok. Io non mi lamento, perché ho sempre i famosi “3 mesi di vacanza”, ma non chiamiamo vocazione stare a preparare un bel lavoro al computer alle 10 di sera o correggere i compiti di domenica.
Preferirei chiamare tutto questo passione per una professione che richiede lavoro sommerso non considerato, ma necessario.
E comunque basta leggere le Indicazioni Nazionali per capire quanto c’è da fare fuori dalla classe e per comprendere quanto sia lontano dalla realtà scolastica il concetto di vocazione.
La “chiamata”, per ora, resta solo quella diretta… senza aureola.