Ultima modifica 10 Marzo 2021

Basta poco per iniziare male una giornata, basta un mal di testa la sera prima, una parola che percepiamo come sbagliata o fuori luogo, la sensazione che anche se ti sei impegnata a fondo per essere bella e stratosferica sui tuoi scomodissimi tacchi (che tra qualche minuto maledirai, perché oggettivamente non si può camminare su certi trampoli soprattutto se corri a cento all’ora per ore ogni giorno) comunque c’è qualcosa che non va nel tuo aspetto.

Saluti i tuoi figli prima di uscire di casa e una parte di te, quella egoista e becera, vorrebbe che si sciogliessero in calde e amare lacrime, che le loro braccia ti avvolgessero a dire “mamma resta qui!!!” e invece (come effetto dell’impegno profuso perché siano indipendenti, capaci di stare bene in ogni situazione, perché mamma lavora e lavora un sacco e lavorerà sempre di più perché ama quel che fa… ed è profondamente convinta che l’amore per l’impegno e la possibilità di fornire un esempio passino anche da questo) un tiepido “ciao mamma, a dopo”.

Metropolitana. Ventenne con tette che non necessitano di alcun push up (a proposito, devo ricordare che la mia catena di intimo preferita sta per chiudere. Devo andare a fare incetta di push up!) ti chiede “Signora, scende?” Signora?!? Oggi è venerdì e sono vestita come una ragazzina, ho anche una pashmina che usavo ai tempi dell’università. Come osi appellarmi nello stesso modo con cui io mi rivolgo ad un’ottuagenaria? Ma come ti permetti, sciapa biondina? Vorrò vederti tra 10 anni! (Dieci anni. D i e c i. Forse tredici.)

Entri in ufficio, alcune colleghe sono state a vedere Madonna e tu pensi che è una vita che non vai ad un concerto, che tra qualche settimana all’Arena Civica suoneranno i Kasabian e che sarebbe bello andare a scatenarsi. Dai, prova a pensarci. In fondo devi solo:

  • organizzare di far dormire un bambino a Milano
  • l’altro/a può dormire con papà
  • se è infrasettimanale questo comporta che dopo l’ufficio non vedrai uno dei due
  • se è weekend non dedicherai parte del weekend alle loro faccine che non attendono altro

Ok, i Kasabian li ascolto in cuffia. Oggi non è giornata per farsi venire inutili sensi di colpa.

Solo una cosa può risollevarmi (a parte una serata con le amiche a guardare un film sulle donne e a spettegolare)… il meraviglioso, fresco ed energizzante libro che sto leggendo da qualche giorno.

Trattasi di “Voglio vivere di più” di Isabel Losada, autobiografiche indicazioni su come migliorare, cambiare, ottimizzare aspetti del sé che possono generare conflitto con l’esterno, nella relazione con gli altri, nella definizione di se stessi e nella gestione del cambiamento.

Ho appena terminato la sezione riguardante la programmazione neurolinguistica, che ho trovato illuminante.

L’autrice racconta la sua, all’inizio perplessa, partecipazione ad un seminario sulla PNL tenuto dal guru Anthony Robbins. Le sue titubanze sono le stesse che il mio stato interno avverte quando mi avvicino allo scaffale in libreria dove sono collocati i libri sul self management, sulla leadership o sulla psicologia, a seconda dell’interpretazione più o meno scientifica che viene data a questi testi dal libraio.

E’ un’americanata. Lui un pallone gonfiato.
Quello che racconta una serie di banalità vestite da grandi illuminazioni.

Eppure Isabel Losada, con un’ammirevole capacità di assumersi le responsabilità del cambiare idea, si fa travolgere da questa ‘tre giorni’ da cui evince la capacità di prendersi cura di se stessa, di agire seguendo il mantra dell’ “io merito”, di analizzare i propri vissuti e le paure, nonché di affrontarli a viso aperto.

Divertentissima la parte sul feng shui.

La protagonista si affida a tre esperti della nobile arte giapponese che insegna a orientare gli elementi di arredo della nostra casa, nonché l’abitazione stessa, perché l’energia positiva possa fluire e perché “vento e acqua” (feng e shui per l’appunto) siano metaforicamente in grado di scorrere tra le quattro mura per donarci serenità.

L’altro giorno, accogliendo il suggerimento di un’amica, ho fatto il test per la definizione del mio enneatipo. Non sapevo nulla di enneagrammi e di definizione gestaltica del proprio tipo caratteriale, ora sto praticamente diventandone dipendente e consiglio a tutti di sottoporsi con serenità a questo test.

Isabel Losada, secondo me,  è un enneatipo 3, con un’ ala nel 4. E’ una leader con l’ansia del controllo, con la volontà di spiegare il suo passato e di dargli una definizione che abbia un senso anche oggi. Il suo libro è come una granita al limone, come un salto nell’acqua del mare dopo dodici mesi in città.

Come un concerto dei Kasabian a luglio, dopo mesi e mesi a ballare sulle note della sigla di “La casa di Topolino”, con una birra ghiacciata ed un’amica con cui scatenarsi in barba alle ragazzine di vent’anni che, forse, si godranno la serata un po’ meno!

La redazione del magazine. Nato nel maggio 2013, da marzo 2015, testata registrata al tribunale di Milano. Mamme di idee rigorosamente diverse commentano le notizie dell'Italia e del mondo, non solo mammesche.

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